Categoria: Animals
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Ordine: Phoenicopteriformes Famiglia: Phenicopteridae Alto fino a un metro e mezzo, il Fenicottero è un grande uccello presente praticamente in tutto il mondo. Coloratissimo – nella sua sottospecie nominale – nidifica dalle Indie Occidentali alle Galapagos. È invece il più "comune" Fenicottero rosa ad essere tipico delle nostre latitudini, ma anche dell'Asia sud-occidentale e dell'Africa. Specie tipicamente mediterranea, il Fenicottero nidifica in Italia solo dal 1993, quando i primi nidi sono stati avvistati nell'area di Montelargius, in Sardegna. In seguito, riproduzioni tentate – e spesso riuscite – si sono verificate in Toscana, Puglia, nelle Valli di Comacchio, dove gruppi consistenti di questi uccelli si radunano anche in porzioni della zona umida non lontane da villaggi o aree urbanizzate. Migratrice, svernante e – dal 1993 – anche nidificante, il Fenicottero si caratterizza appunto per un'elevatissima mobilità. Solo la lettura degli anelli colorati hanno permesso di scoprire come molti individui si spostino per ampie porzioni del Mediterraneo, da una stagione all'altra, a volte all'interno della stessa stagione. Piumaggio rosa – anche intenso – e stretta dipendenza dagli ambienti umidi con buona disponibilità di cibo (tipicamente alghe e molluschi) caratterizzano questa specie. Ma è anche un'altra peculiarità ad aver reso celebre il Fenicottero nell'immaginario collettivo, e cioè quella lunga corsa che precede l'involo, durante la quale risaltano le lunghissime zampe e il collo altrettanto allungato, mentre il becco, tipicamente ricurvo verso il basso, non serve tanto per afferrare la preda, quanto per filtrare direttamente dall'acqua, tramite particolari lamelle, i piccoli microrganismi che costituiscono la parte principale della dieta di questa specie.
Ordine: Phoenicopteriformes Famiglia: Phenicopteridae Alto fino a un metro e mezzo, il Fenicottero è un grande uccello presente praticamente in tutto il mondo. Coloratissimo – nella sua sottospecie nominale – nidifica dalle Indie Occidentali alle Galapagos. È invece il più "comune" Fenicottero rosa ad essere tipico delle nostre latitudini, ma anche dell'Asia sud-occidentale e dell'Africa. Specie tipicamente mediterranea, il Fenicottero nidifica in Italia solo dal 1993, quando i primi nidi sono stati avvistati nell'area di Montelargius, in Sardegna. In seguito, riproduzioni tentate – e spesso riuscite – si sono verificate in Toscana, Puglia, nelle Valli di Comacchio, dove gruppi consistenti di questi uccelli si radunano anche in porzioni della zona umida non lontane da villaggi o aree urbanizzate. Migratrice, svernante e – dal 1993 – anche nidificante, il Fenicottero si caratterizza appunto per un'elevatissima mobilità. Solo la lettura degli anelli colorati hanno permesso di scoprire come molti individui si spostino per ampie porzioni del Mediterraneo, da una stagione all'altra, a volte all'interno della stessa stagione. Piumaggio rosa – anche intenso – e stretta dipendenza dagli ambienti umidi con buona disponibilità di cibo (tipicamente alghe e molluschi) caratterizzano questa specie. Ma è anche un'altra peculiarità ad aver reso celebre il Fenicottero nell'immaginario collettivo, e cioè quella lunga corsa che precede l'involo, durante la quale risaltano le lunghissime zampe e il collo altrettanto allungato, mentre il becco, tipicamente ricurvo verso il basso, non serve tanto per afferrare la preda, quanto per filtrare direttamente dall'acqua, tramite particolari lamelle, i piccoli microrganismi che costituiscono la parte principale della dieta di questa specie.
Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae Tra le canne e i giunchi delle aree paludose e dei laghi prepara il suo nido l'Oca selvatica, la più diffusa delle oche in Italia. Caratterizzata da un piumaggio grigiastro, sfoggia una livrea piuttosto uniforme, che sfuma in gradazioni brune sul dorso. I bordi delle penne disegnano le classiche strisce chiare, mentre la parte inferiore della coda – poco pronunciata – e il ventre sono bianchi o color camoscio, tendente al grigio chiaro risalendo verso il petto e il collo. Più rosee che arancioni le zampe, il becco è invece arancio tenue, non particolarmente vivace e biancastro all'estremità. La specie presenta in realtà due sottospecie distinte: l'Anser anser anser , conosciuta come "cenerina" per la tonalità grigio-cenere delle sue piume, che abita l'Europa nord-occidentale, e l'Anser anser rubrirostris , che si caratterizza per il becco rosato e le più evidenti bordature bianche delle penne, soprattutto quelle della coda, e che abita l'Europa sud-occidentale e l'Asia centro-occidentale. La taglia, in entrambe le razze, è intermedia, compresa tra i 75 e i 90 centimetri, mentre l'apertura alare è di 150-170 centimetri, ma può raggiungere anche i due metri negli esemplari più grandi. Maschi e femmine non presentano differenze morfologiche evidenti, fatta eccezione per le dimensioni leggermente maggiori del maschio, mentre gli esemplari più giovani sono riconoscibili dalla tonalità più scura del piumaggio. Una volta trovato un luogo protetto e nascosto dai disturbatori, preferibilmente vicino all'acqua, la coppia prepara il nido. Qui, in primavera, la femmina depone tra le quattro e le sette uova, che poi cova per quattro settimane. Anche il compagno, in questa fase delicata, ha un ruolo importante poiché deve vigilare e proteggere il nido e i pulcini. Questi ultimi infatti, pur essendo capaci di volare già dopo due mesi, non saranno autonomi fino all'inverno e saranno pronti a riprodursi non prima dei tre anni. La riproduzione spesso avviene in associazione con altre specie, quali Germano reale, Gabbiano reale, Cigno reale, Falco di palude. L'alimentazione dell'Oca selvatica è molto varia: questa specie non disdegna insetti e lumache, lombrichi e pesci di piccole dimensioni, ma di base è specie vegetariana e dunque preferisce semi, bacche, germogli, tuberi e radici. Fondamentale per procacciarsi il cibo è il becco, particolarmente potente, con cui l'Oca perlustra terreni agricoli, stagni e paludi, sradicando pianticelle acquatiche e radici di cui è ghiotta.
Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae Tra le canne e i giunchi delle aree paludose e dei laghi prepara il suo nido l'Oca selvatica, la più diffusa delle oche in Italia. Caratterizzata da un piumaggio grigiastro, sfoggia una livrea piuttosto uniforme, che sfuma in gradazioni brune sul dorso. I bordi delle penne disegnano le classiche strisce chiare, mentre la parte inferiore della coda – poco pronunciata – e il ventre sono bianchi o color camoscio, tendente al grigio chiaro risalendo verso il petto e il collo. Più rosee che arancioni le zampe, il becco è invece arancio tenue, non particolarmente vivace e biancastro all'estremità. La specie presenta in realtà due sottospecie distinte: l'Anser anser anser , conosciuta come "cenerina" per la tonalità grigio-cenere delle sue piume, che abita l'Europa nord-occidentale, e l'Anser anser rubrirostris , che si caratterizza per il becco rosato e le più evidenti bordature bianche delle penne, soprattutto quelle della coda, e che abita l'Europa sud-occidentale e l'Asia centro-occidentale. La taglia, in entrambe le razze, è intermedia, compresa tra i 75 e i 90 centimetri, mentre l'apertura alare è di 150-170 centimetri, ma può raggiungere anche i due metri negli esemplari più grandi. Maschi e femmine non presentano differenze morfologiche evidenti, fatta eccezione per le dimensioni leggermente maggiori del maschio, mentre gli esemplari più giovani sono riconoscibili dalla tonalità più scura del piumaggio. Una volta trovato un luogo protetto e nascosto dai disturbatori, preferibilmente vicino all'acqua, la coppia prepara il nido. Qui, in primavera, la femmina depone tra le quattro e le sette uova, che poi cova per quattro settimane. Anche il compagno, in questa fase delicata, ha un ruolo importante poiché deve vigilare e proteggere il nido e i pulcini. Questi ultimi infatti, pur essendo capaci di volare già dopo due mesi, non saranno autonomi fino all'inverno e saranno pronti a riprodursi non prima dei tre anni. La riproduzione spesso avviene in associazione con altre specie, quali Germano reale, Gabbiano reale, Cigno reale, Falco di palude. L'alimentazione dell'Oca selvatica è molto varia: questa specie non disdegna insetti e lumache, lombrichi e pesci di piccole dimensioni, ma di base è specie vegetariana e dunque preferisce semi, bacche, germogli, tuberi e radici. Fondamentale per procacciarsi il cibo è il becco, particolarmente potente, con cui l'Oca perlustra terreni agricoli, stagni e paludi, sradicando pianticelle acquatiche e radici di cui è ghiotta.
Ordine: Anseriformi Famiglia: Anatidae L'Anatra più rara d'Europa o, come sarebbe più corretto affermare, l'Anatra più rara dell'intera regione paleartica, dopo l'Anatra marmorizzata. È la Moretta tabaccata, piccola anatra tuffatrice con piumaggio prevalentemente bruno-rossiccio. Se in volo è possibile confonderla con la "sorella" Moretta, posata sullo stagno la specie si riconosce anzitutto per le dimensioni, molto più contenute rispetto alla Moretta comune. Dal peso variabile tra i 400 e i 700 grammi, un esemplare può misurare una quarantina di centimetri in lunghezza, mentre l'apertura alare non raggiunge i 70 centimetri. A distinguerla dalla Moretta comune è anche una ulteriore particolarità del piumaggio, e cioè la candida sottocoda che contrasta con il resto del dorso. Molto simili tra loro, i sessi si distinguono comunque per i colori del piumaggio, più vividi nel maschio, nonché per l'iride, bianco nel maschio e scuro nella femmina. La Moretta tabaccata nidifica in Europa orientale e Asia, con un areale principale che si ferma però a Ungheria e Polonia. In Italia è rara come specie nidificante (circa 70-100 coppie distribuite nelle principali zone umide dell'alto e basso Adriatico, Sicilia e Sardegna), mentre è più facile osservarla durante la migrazione o lo svernamento. . Piuttosto schiva, la Moretta tabaccata non ama muoversi in grandi gruppi, fatta eccezione per la stagione invernale e in alcuni casi durante la migrazione (come Lentini in Sicilia), dove la scarsità di aree adatte allo svernamento, la spinge a concentrarsi in poche località favorevoli. In Italia la si può tipicamente osservare negli ambienti umidi di acqua dolce, dalla Valli di Comacchio, Argenta e Ravenna, fino a quel che resta delle paludi del Delta del Po che in tempi antichi raggiungevano il modenese. Più a sud, si incontrano importanti siti di svernamento quali il lago Trasimeno e il litorale romano, mentre è la Sicilia ad ospitare la popolazione più importante, tra Mazara, la foce del Simeto e – soprattutto – il Biviere di Lentini.
Ordine: Anseriformi Famiglia: Anatidae L'Anatra più rara d'Europa o, come sarebbe più corretto affermare, l'Anatra più rara dell'intera regione paleartica, dopo l'Anatra marmorizzata. È la Moretta tabaccata, piccola anatra tuffatrice con piumaggio prevalentemente bruno-rossiccio. Se in volo è possibile confonderla con la "sorella" Moretta, posata sullo stagno la specie si riconosce anzitutto per le dimensioni, molto più contenute rispetto alla Moretta comune. Dal peso variabile tra i 400 e i 700 grammi, un esemplare può misurare una quarantina di centimetri in lunghezza, mentre l'apertura alare non raggiunge i 70 centimetri. A distinguerla dalla Moretta comune è anche una ulteriore particolarità del piumaggio, e cioè la candida sottocoda che contrasta con il resto del dorso. Molto simili tra loro, i sessi si distinguono comunque per i colori del piumaggio, più vividi nel maschio, nonché per l'iride, bianco nel maschio e scuro nella femmina. La Moretta tabaccata nidifica in Europa orientale e Asia, con un areale principale che si ferma però a Ungheria e Polonia. In Italia è rara come specie nidificante (circa 70-100 coppie distribuite nelle principali zone umide dell'alto e basso Adriatico, Sicilia e Sardegna), mentre è più facile osservarla durante la migrazione o lo svernamento. . Piuttosto schiva, la Moretta tabaccata non ama muoversi in grandi gruppi, fatta eccezione per la stagione invernale e in alcuni casi durante la migrazione (come Lentini in Sicilia), dove la scarsità di aree adatte allo svernamento, la spinge a concentrarsi in poche località favorevoli. In Italia la si può tipicamente osservare negli ambienti umidi di acqua dolce, dalla Valli di Comacchio, Argenta e Ravenna, fino a quel che resta delle paludi del Delta del Po che in tempi antichi raggiungevano il modenese. Più a sud, si incontrano importanti siti di svernamento quali il lago Trasimeno e il litorale romano, mentre è la Sicilia ad ospitare la popolazione più importante, tra Mazara, la foce del Simeto e – soprattutto – il Biviere di Lentini.
Ordine: Ciconiiformes Famiglia: Threskiornithidae La storia della Spatola nel vecchio continente è, per usare una metafora, la storia di un grande pellegrinaggio. Per trovare nuovi siti idonei alla costruzione del nido. Per trovare, in altre parole, aree umide ancora sufficientemente ampie e ben conservate in linea con le proprie esigenze ecologiche. Acque basse ed estese, a profondità costante, sono fondamentali per la vita di questa specie, che evita invece accuratamente specchi d'acqua più profondi, eccessivamente mossi o – anche – eccessivamente stagnanti, così come paludi a vegetazione troppo fitta. Qualcosa di simile al proprio ambiente ideale è stato trovato nelle Valli di Comacchio, dove la specie ha iniziato a nidificare nel 1989. Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia: questo l'areale di presenza attuale, che coincide nella pratica con l'intero basso corso del Po, fiumi continui e aree umide limitrofe. Ma sono altre le aree d'Europa che insieme alle Valli di Comacchio – e molto di più di esse in termini assoluti – hanno contribuito alla ripresa della specie negli ultimi anni del Novecento: per esempio l'Olanda, che ha visto la propria popolazione passare nel breve volgere di qualche anno da poche centinaia a ben 1.500 coppie, con conseguente espansione in Francia, Germania, Regno Unito e Danimarca. Molto importante anche la popolazione spagnola, mentre la specie resta più diffusa nelle regioni sud-orientali del vecchio continente. Altre sottospecie abitano poi l'Africa (in particolare la balsaci in Mauritania e la archeri nelle isole a sud del Mar Rosso). Particolarmente evidente, tra le altre peculiarità della specie, è il becco, grazie al quale questo uccello si è guadagnato il nome con cui viene usualmente identificato in italiano: una specie di "sesto senso", nella sua estremità larga e piatta, che consente alla specie di avvertire agevolmente il passaggio di una potenziale preda nell'acqua bassa.
Ordine: Ciconiiformes Famiglia: Threskiornithidae La storia della Spatola nel vecchio continente è, per usare una metafora, la storia di un grande pellegrinaggio. Per trovare nuovi siti idonei alla costruzione del nido. Per trovare, in altre parole, aree umide ancora sufficientemente ampie e ben conservate in linea con le proprie esigenze ecologiche. Acque basse ed estese, a profondità costante, sono fondamentali per la vita di questa specie, che evita invece accuratamente specchi d'acqua più profondi, eccessivamente mossi o – anche – eccessivamente stagnanti, così come paludi a vegetazione troppo fitta. Qualcosa di simile al proprio ambiente ideale è stato trovato nelle Valli di Comacchio, dove la specie ha iniziato a nidificare nel 1989. Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia: questo l'areale di presenza attuale, che coincide nella pratica con l'intero basso corso del Po, fiumi continui e aree umide limitrofe. Ma sono altre le aree d'Europa che insieme alle Valli di Comacchio – e molto di più di esse in termini assoluti – hanno contribuito alla ripresa della specie negli ultimi anni del Novecento: per esempio l'Olanda, che ha visto la propria popolazione passare nel breve volgere di qualche anno da poche centinaia a ben 1.500 coppie, con conseguente espansione in Francia, Germania, Regno Unito e Danimarca. Molto importante anche la popolazione spagnola, mentre la specie resta più diffusa nelle regioni sud-orientali del vecchio continente. Altre sottospecie abitano poi l'Africa (in particolare la balsaci in Mauritania e la archeri nelle isole a sud del Mar Rosso). Particolarmente evidente, tra le altre peculiarità della specie, è il becco, grazie al quale questo uccello si è guadagnato il nome con cui viene usualmente identificato in italiano: una specie di "sesto senso", nella sua estremità larga e piatta, che consente alla specie di avvertire agevolmente il passaggio di una potenziale preda nell'acqua bassa.
Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae Il Germano reale è la più diffusa tra le specie di anatre selvatiche: in Europa occidentale se ne stima una presenza pari a oltre 9 milioni di individui. I maschi sono generalmente più numerosi delle femmine, anche a causa dell'alta mortalità che si registra tra queste ultime durante l'incubazione. L'Anas platyrhynchos trascorre gran parte della giornata sull'acqua e si spinge sulla terraferma solo per la nidificazione o per riposare. I suoi ambienti prediletti sono dunque quelli che presentano specchi o corsi d'acqua tranquilli – paludi, stagni, laghi e fiumi – circondati da porzioni di terreno sufficienti per sistemarvi il nido e sorvegliarlo. La specie è ampiamente presente in tutte le regioni temperate dell'America settentrionale, dell'Europa e dell'Asia, dal livello del mare fino a 2.000 metri di altitudine. Il periodo della riproduzione va da febbraio a luglio – a seconda della latitudine – e la cova delle uova, il cui numero può variare da 5 a 15, dura circa 26-28 giorni. Il nido è piuttosto rudimentale – fatto di ramoscelli e di piume che la femmina strappa da un punto particolare del proprio petto – e la scelta del luogo non è particolarmente impegnativa: di solito si tratta di siti all'asciutto presso zone umide. Il Germano reale può raggiungere una lunghezza di 56 cm nel maschio e di 52 centimetri nella femmina, con un'apertura alare di 91-98 centimetri e un peso variabile tra i 700 e i 1.440 grammi. Assai marcate sono le differenze tra i sessi per quanto riguarda la colorazione del piumaggio. Il maschio ha testa e collo di un bel verde scuro – ma brillante – e un sottile collare bianco che sottolinea il contrasto con il nero del petto. Anche la coda è scura, con sfumature grigie e qualche tratto bianco. Il resto del corpo è grigio brillante, con riflessi argentati e altri più scuri. La femmina, al contrario, è in prevalenza bruna, con una varietà di sfumature dal beige al marrone.
Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae Il Germano reale è la più diffusa tra le specie di anatre selvatiche: in Europa occidentale se ne stima una presenza pari a oltre 9 milioni di individui. I maschi sono generalmente più numerosi delle femmine, anche a causa dell'alta mortalità che si registra tra queste ultime durante l'incubazione. L'Anas platyrhynchos trascorre gran parte della giornata sull'acqua e si spinge sulla terraferma solo per la nidificazione o per riposare. I suoi ambienti prediletti sono dunque quelli che presentano specchi o corsi d'acqua tranquilli – paludi, stagni, laghi e fiumi – circondati da porzioni di terreno sufficienti per sistemarvi il nido e sorvegliarlo. La specie è ampiamente presente in tutte le regioni temperate dell'America settentrionale, dell'Europa e dell'Asia, dal livello del mare fino a 2.000 metri di altitudine. Il periodo della riproduzione va da febbraio a luglio – a seconda della latitudine – e la cova delle uova, il cui numero può variare da 5 a 15, dura circa 26-28 giorni. Il nido è piuttosto rudimentale – fatto di ramoscelli e di piume che la femmina strappa da un punto particolare del proprio petto – e la scelta del luogo non è particolarmente impegnativa: di solito si tratta di siti all'asciutto presso zone umide. Il Germano reale può raggiungere una lunghezza di 56 cm nel maschio e di 52 centimetri nella femmina, con un'apertura alare di 91-98 centimetri e un peso variabile tra i 700 e i 1.440 grammi. Assai marcate sono le differenze tra i sessi per quanto riguarda la colorazione del piumaggio. Il maschio ha testa e collo di un bel verde scuro – ma brillante – e un sottile collare bianco che sottolinea il contrasto con il nero del petto. Anche la coda è scura, con sfumature grigie e qualche tratto bianco. Il resto del corpo è grigio brillante, con riflessi argentati e altri più scuri. La femmina, al contrario, è in prevalenza bruna, con una varietà di sfumature dal beige al marrone.
Cicogna bianca Ciconia ciconia (Linnaeus, 1758) Uccello di grandi dimensioni appartenente all'ordine dei Cicogniformi. Dimensioni. Lunghezza 100-115 cm, apertura alare 175-195 cm Aspetto. Maschio e femmina adulti sono praticamente indistinguibili in natura. Hanno tutto il corpo completamente bianco con talvolta sfumature fulvo rosate in particolare sulla spalla. Una sottile stria nerastra attraversa l'occhio e arriva fino alla base del becco. Le ali sono bianche e nere con un disegno inconfondibile. Il becco e le zampe sono rosso arancio. I giovani sono molto somiglianti agli adulti presentando però le zampe con colorazione più smorta e il becco nerastro perso la sommità. Cicogna bianca Ciconia ciconia (Linnaeus, 1758) Uccello di grandi dimensioni appartenente all'ordine dei Cicogniformi. Dimensioni. Lunghezza 100-115 cm, apertura alare 175-195 cm Aspetto. Maschio e femmina adulti sono praticamente indistinguibili in natura. Hanno tutto il corpo completamente bianco con talvolta sfumature fulvo rosate in particolare sulla spalla. Una sottile stria nerastra attraversa l'occhio e arriva fino alla base del becco. Le ali sono bianche e nere con un disegno inconfondibile. Il becco e le zampe sono rosso arancio. I giovani sono molto somiglianti agli adulti presentando però le zampe con colorazione più smorta e il becco nerastro perso la sommità. Nidificazione. Specie non nidificante in provincia di Venezia. Note ecologiche. È una specie abbastanza solitaria anche se talvolta durante le migrazioni si possono osservare più individui riuniti assieme. In genere però in provincia di Venezia si osserva con individui isolati. E' facilmente osservabile sia in volo che quando è posata in sosta o in alimentazione in genere in aree aperte. Di solito cerca il cibo camminando lentamente a terra e catturando piccoli animali. Il volo (con il collo tenuto teso) è di norma diritto e abbastanza lento, con poche battute d'ala alternate a lunghe planate.
Cicogna bianca Ciconia ciconia (Linnaeus, 1758) Uccello di grandi dimensioni appartenente all'ordine dei Cicogniformi. Dimensioni. Lunghezza 100-115 cm, apertura alare 175-195 cm Aspetto. Maschio e femmina adulti sono praticamente indistinguibili in natura. Hanno tutto il corpo completamente bianco con talvolta sfumature fulvo rosate in particolare sulla spalla. Una sottile stria nerastra attraversa l'occhio e arriva fino alla base del becco. Le ali sono bianche e nere con un disegno inconfondibile. Il becco e le zampe sono rosso arancio. I giovani sono molto somiglianti agli adulti presentando però le zampe con colorazione più smorta e il becco nerastro perso la sommità. Cicogna bianca Ciconia ciconia (Linnaeus, 1758) Uccello di grandi dimensioni appartenente all'ordine dei Cicogniformi. Dimensioni. Lunghezza 100-115 cm, apertura alare 175-195 cm Aspetto. Maschio e femmina adulti sono praticamente indistinguibili in natura. Hanno tutto il corpo completamente bianco con talvolta sfumature fulvo rosate in particolare sulla spalla. Una sottile stria nerastra attraversa l'occhio e arriva fino alla base del becco. Le ali sono bianche e nere con un disegno inconfondibile. Il becco e le zampe sono rosso arancio. I giovani sono molto somiglianti agli adulti presentando però le zampe con colorazione più smorta e il becco nerastro perso la sommità. Nidificazione. Specie non nidificante in provincia di Venezia. Note ecologiche. È una specie abbastanza solitaria anche se talvolta durante le migrazioni si possono osservare più individui riuniti assieme. In genere però in provincia di Venezia si osserva con individui isolati. E' facilmente osservabile sia in volo che quando è posata in sosta o in alimentazione in genere in aree aperte. Di solito cerca il cibo camminando lentamente a terra e catturando piccoli animali. Il volo (con il collo tenuto teso) è di norma diritto e abbastanza lento, con poche battute d'ala alternate a lunghe planate.
Pittima minore Limosa lapponica (Linnaeus, 1758) Uccello di medie dimensioni appartenente all'ordine dei Caradriformi. Dimensioni. Lunghezza 33-38 cm, apertura alare 63-70 cm Aspetto. I maschi adulti in abito estivo hanno il dorso marrone con pesante macchiettatura scura e così pure la parte superiore delle Pittima minore Limosa lapponica (Linnaeus, 1758) Uccello di medie dimensioni appartenente all'ordine dei Caradriformi. Dimensioni. Lunghezza 33-38 cm, apertura alare 63-70 cm Aspetto. I maschi adulti in abito estivo hanno il dorso marrone con pesante macchiettatura scura e così pure la parte superiore delle ali che non presentano nessuna barratura evidente. Il groppone è bianco e sfuma verso la coda che è bianca con molte barrature marron. Il vertice è marrone con fini striature scure. Il resto del capo, il collo, il petto, addome e ventre sono rosso fulvo con le guance e la zona sopra l'occhio più chiare. Una stria marrone parte dalla base del becco, attraversa l'occhio e sfuma verso le orecchie. Zampe e becco (livemente curvo verso l'insù) sono neri. La femmina adulta in abito estivo si differenzia dal maschio in abito estivo per avere il petto arancio chiaro che sfuma al biancastro dell'addome e ventre (con lievi barrature sui fianchi) e verso il capo più chiaro; anche le altre parti superiori sono più chiare. Gli adulti in abito invernale e i giovani si somigliano molto e si differenziano dalle femmine in abito estivo per avere petto e collo ancora più chiari e solo sfumati di fulvo, e il becco con la base rosa. Nidifali che non presentano nessuna barratura evidente. Il groppone è bianco e sfuma verso la coda che è bianca Pittima minore Limosa lapponica (Linnaeus, 1758) Uccello di medie dimensioni appartenente all'ordine dei Caradriformi. Dimensioni. Lunghezza 33-38 cm, apertura alare 63-70 cm Aspetto. I maschi adulti in abito estivo hanno il dorso marrone con pesante macchiettatura scura e così pure la parte superiore delle ali che non presentano nessuna barratura evidente. Il groppone è bianco e sfuma verso la coda che è bianca con molte barrature marron. Il vertice è marrone con fini striature scure. Il resto del capo, il collo, il petto, addome e ventre sono rosso fulvo con le guance e la zona sopra l'occhio più chiare. Una stria marrone parte dalla base del becco, attraversa l'occhio e sfuma verso le orecchie. Zampe e becco (livemente curvo verso l'insù) sono neri. La femmina adulta in abito estivo si differenzia dal maschio in abito estivo per avere il petto arancio chiaro che sfuma al biancastro dell'addome e ventre (con lievi barrature sui fianchi) e verso il capo più chiaro; anche le altre parti superiori sono più chiare. Gli adulti in abito invernale e i giovani si somigliano molto e si differenziano dalle femmine in abito estivo per avere petto e collo ancora più chiari e solo sfumati di fulvo, e il becco con la base rosa. Nidificazione. Specie non nidificante in provincia di Venezia. Note ecologiche. E' una specie abbastanza rara in provincia di Venezia dove si incotra perlopiù con pochi individui. E' abbastanza facile vederla in volo che di solito è abbastanza rettilineo. Anche quando è posata in alimentazione su acque basse aperte si nota piuttosto facilmente. Non è in genere molto vocifera al di fuori del periodo riproduttivo.
Pittima minore Limosa lapponica (Linnaeus, 1758) Uccello di medie dimensioni appartenente all'ordine dei Caradriformi. Dimensioni. Lunghezza 33-38 cm, apertura alare 63-70 cm Aspetto. I maschi adulti in abito estivo hanno il dorso marrone con pesante macchiettatura scura e così pure la parte superiore delle Pittima minore Limosa lapponica (Linnaeus, 1758) Uccello di medie dimensioni appartenente all'ordine dei Caradriformi. Dimensioni. Lunghezza 33-38 cm, apertura alare 63-70 cm Aspetto. I maschi adulti in abito estivo hanno il dorso marrone con pesante macchiettatura scura e così pure la parte superiore delle ali che non presentano nessuna barratura evidente. Il groppone è bianco e sfuma verso la coda che è bianca con molte barrature marron. Il vertice è marrone con fini striature scure. Il resto del capo, il collo, il petto, addome e ventre sono rosso fulvo con le guance e la zona sopra l'occhio più chiare. Una stria marrone parte dalla base del becco, attraversa l'occhio e sfuma verso le orecchie. Zampe e becco (livemente curvo verso l'insù) sono neri. La femmina adulta in abito estivo si differenzia dal maschio in abito estivo per avere il petto arancio chiaro che sfuma al biancastro dell'addome e ventre (con lievi barrature sui fianchi) e verso il capo più chiaro; anche le altre parti superiori sono più chiare. Gli adulti in abito invernale e i giovani si somigliano molto e si differenziano dalle femmine in abito estivo per avere petto e collo ancora più chiari e solo sfumati di fulvo, e il becco con la base rosa. Nidifali che non presentano nessuna barratura evidente. Il groppone è bianco e sfuma verso la coda che è bianca Pittima minore Limosa lapponica (Linnaeus, 1758) Uccello di medie dimensioni appartenente all'ordine dei Caradriformi. Dimensioni. Lunghezza 33-38 cm, apertura alare 63-70 cm Aspetto. I maschi adulti in abito estivo hanno il dorso marrone con pesante macchiettatura scura e così pure la parte superiore delle ali che non presentano nessuna barratura evidente. Il groppone è bianco e sfuma verso la coda che è bianca con molte barrature marron. Il vertice è marrone con fini striature scure. Il resto del capo, il collo, il petto, addome e ventre sono rosso fulvo con le guance e la zona sopra l'occhio più chiare. Una stria marrone parte dalla base del becco, attraversa l'occhio e sfuma verso le orecchie. Zampe e becco (livemente curvo verso l'insù) sono neri. La femmina adulta in abito estivo si differenzia dal maschio in abito estivo per avere il petto arancio chiaro che sfuma al biancastro dell'addome e ventre (con lievi barrature sui fianchi) e verso il capo più chiaro; anche le altre parti superiori sono più chiare. Gli adulti in abito invernale e i giovani si somigliano molto e si differenziano dalle femmine in abito estivo per avere petto e collo ancora più chiari e solo sfumati di fulvo, e il becco con la base rosa. Nidificazione. Specie non nidificante in provincia di Venezia. Note ecologiche. E' una specie abbastanza rara in provincia di Venezia dove si incotra perlopiù con pochi individui. E' abbastanza facile vederla in volo che di solito è abbastanza rettilineo. Anche quando è posata in alimentazione su acque basse aperte si nota piuttosto facilmente. Non è in genere molto vocifera al di fuori del periodo riproduttivo.
Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae L'Alzavola appartiene al gruppo delle anatre di superficie, capaci di procurarsi il cibo senza immergersi completamente. Tra queste, con i suoi 35 centimetri di lunghezza, è la rappresentante più piccola. Ama le zone umide d'acqua dolce, ricche di nutrienti e vegetazione, non eccessivamente profonde, ricoperte dalla vegetazione, ma si adatta a qualunque tipologia di ambiente acquatico, purché non manchino le possibilità di nutrimento, attività che impegna fino a un terzo della sua "giornata tipo". In autunno e in inverno l'Alzavola frequenta anche aree umide più aperte: lagune, coste, saline, laghi artificiali, estuari, grandi fiumi. Presente alle latitudini medie della zona paleartica – che va dall'Europa all'Africa settentrionale, fino all'Asia a nord dell'Himalaya – l'areale della specie copre porzioni molto vaste e assortite di territorio: dalla tundra al margine della fascia desertica. Prevalentemente erbivora, in libertà si nutre in genere di sementi, sorgo e riso, ma anche di larve di insetti acquatici e molluschi, che cattura immergendo il capo. Fondali fangosi, zone lacustri con abbondanza di sedimenti e acque poco profonde sono le zone in cui si procura il cibo e durante l'inverno, di notte, si spinge anche in aree lontane per trovare semi o insetti. Le tinte variano dal maschio alla femmina e anche in base all'età. È di sicuro il maschio adulto il più variopinto, anche se da giovane assomiglia molto alla femmina, così come nel periodo di muta, tra maggio e ottobre. Uno degli elementi più caratteristici dell'Alzavola sono gli "specchi alari" verde smeraldo, sull'ala. Le ali, infatti, sono un vero arcobaleno, con strisce orizzontali bianche e nere, e trasversali, marrone, bianco e verde smeraldo, che diventano ben visibili in volo. La testa è marrone-rossiccia e la maggior parte del corpo presenta sfumature tra il grigio e il panna, picchiettate di puntini scuri sul petto. La coda è prevalentemente bruna, ma il maschio rivela una macchia gialla su sfondo nero nel sottocoda. La femmina della specie costruisce il nido sulla terraferma, all'asciutto, su uno strato di densa vegetazione; lo riempie poi gradualmente di piume, anche per nascondere uova o pulcini da eventuali predatori nei paraggi. Le uova (da 8 a 11), giallo crema o grigiastre, vengono covate per una ventina di giorni. Una volta nati, i pulcini lasciano subito il nido, ma la femmina li segue, attenta, per almeno un mese.
Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae L'Alzavola appartiene al gruppo delle anatre di superficie, capaci di procurarsi il cibo senza immergersi completamente. Tra queste, con i suoi 35 centimetri di lunghezza, è la rappresentante più piccola. Ama le zone umide d'acqua dolce, ricche di nutrienti e vegetazione, non eccessivamente profonde, ricoperte dalla vegetazione, ma si adatta a qualunque tipologia di ambiente acquatico, purché non manchino le possibilità di nutrimento, attività che impegna fino a un terzo della sua "giornata tipo". In autunno e in inverno l'Alzavola frequenta anche aree umide più aperte: lagune, coste, saline, laghi artificiali, estuari, grandi fiumi. Presente alle latitudini medie della zona paleartica – che va dall'Europa all'Africa settentrionale, fino all'Asia a nord dell'Himalaya – l'areale della specie copre porzioni molto vaste e assortite di territorio: dalla tundra al margine della fascia desertica. Prevalentemente erbivora, in libertà si nutre in genere di sementi, sorgo e riso, ma anche di larve di insetti acquatici e molluschi, che cattura immergendo il capo. Fondali fangosi, zone lacustri con abbondanza di sedimenti e acque poco profonde sono le zone in cui si procura il cibo e durante l'inverno, di notte, si spinge anche in aree lontane per trovare semi o insetti. Le tinte variano dal maschio alla femmina e anche in base all'età. È di sicuro il maschio adulto il più variopinto, anche se da giovane assomiglia molto alla femmina, così come nel periodo di muta, tra maggio e ottobre. Uno degli elementi più caratteristici dell'Alzavola sono gli "specchi alari" verde smeraldo, sull'ala. Le ali, infatti, sono un vero arcobaleno, con strisce orizzontali bianche e nere, e trasversali, marrone, bianco e verde smeraldo, che diventano ben visibili in volo. La testa è marrone-rossiccia e la maggior parte del corpo presenta sfumature tra il grigio e il panna, picchiettate di puntini scuri sul petto. La coda è prevalentemente bruna, ma il maschio rivela una macchia gialla su sfondo nero nel sottocoda. La femmina della specie costruisce il nido sulla terraferma, all'asciutto, su uno strato di densa vegetazione; lo riempie poi gradualmente di piume, anche per nascondere uova o pulcini da eventuali predatori nei paraggi. Le uova (da 8 a 11), giallo crema o grigiastre, vengono covate per una ventina di giorni. Una volta nati, i pulcini lasciano subito il nido, ma la femmina li segue, attenta, per almeno un mese.
Chissà quanti, fra i comuni frequentatori del porticciolo turistico di Senigallia, hanno notato questa splendida macchia di colore galleggiare fra motoscafi d'altura e barche a vela? Si tratta di un maschio di Fischione turco nel suo piumaggio riproduttivo. Per riprenderlo, il bravo Francesco Silvi si è semplicemente sdraiato sulla prua di un'imbarcazione ad aspettare che l'anatra facesse il suo defileé proprio davanti a lui. Stranamente nelle acque del porticciolo gli uccelli sono molto più confidenti. In alcuni casi potrebbe trattarsi di esemplari sfuggiti alla cattività, ma negli ultimi anni l'areale di nidificazione del Fischione turco, generalmente molto orientale, si sta espandendo verso occidente e sempre più spesso viene segnalato in Italia. Fistione Turco
Chissà quanti, fra i comuni frequentatori del porticciolo turistico di Senigallia, hanno notato questa splendida macchia di colore galleggiare fra motoscafi d'altura e barche a vela? Si tratta di un maschio di Fischione turco nel suo piumaggio riproduttivo. Per riprenderlo, il bravo Francesco Silvi si è semplicemente sdraiato sulla prua di un'imbarcazione ad aspettare che l'anatra facesse il suo defileé proprio davanti a lui. Stranamente nelle acque del porticciolo gli uccelli sono molto più confidenti. In alcuni casi potrebbe trattarsi di esemplari sfuggiti alla cattività, ma negli ultimi anni l'areale di nidificazione del Fischione turco, generalmente molto orientale, si sta espandendo verso occidente e sempre più spesso viene segnalato in Italia. Fistione Turco
Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae Il Mestolone è un'anatra lunga circa 40 cm, riconoscibile, oltre che per i colori accesi, per il becco a spatola, dotato di lamelle a pettine sui bordi, che usa come un setaccio per filtrare crostacei e plancton dalla superficie dell'acqua. Avendo sviluppato questo strumento nel corso dell'evoluzione, il Mestolone appare avvantaggiato rispetto alle altre anatre di superficie. Essendo perfettamente attrezzata anche per le paludi fangose, dove trova piccoli invertebrati, la specie non è costretta a competere nella ricerca del cibo nei medesimi territori. Il Mestolone nidifica nell'Europa settentrionale e centro-orientale, in Asia centrale e settentrionale e in Nord America, dove si concentra nelle zone centrali e occidentali di Stati Uniti e Canada. Occupa boschi aperti, praterie, aree pianeggianti, con acqua basse e poco estese, in cui non ci siano alberi a margine, né foreste fitte, ma circondate di canne, erbe lacustri e canneti, che costituiscono la vegetazione ideale, in quanto rappresentano una grande riserva di cibo. Il Mestolone vive in compagnia di altri individui della propria specie in piccoli gruppi (ma a volte anche molto grandi), in prossimità di specchi d'acqua interni e costieri, purché presentino fondali bassi, non evitando altresì le zone salmastre (saline). Caccia sia di giorno sia di notte ed è praticamente onnivoro: ama insetti e larve, piccoli anfibi e molluschi, ma non disdegna semi e resti vegetali. Il piumaggio del maschio nella stagione degli amori è variopinto e attraente: ha testa verde bottiglia, petto bianco, fianchi nocciola, piume inferiori e coda nera; la parte superiore delle ali è di un brillante blu zaffiro. Meno variopinta come sempre la femmina, che possiede un piumaggio bruno con striature chiare, simile a quello del Germano reale. Il rituale di corteggiamento del maschio è molto elaborato, e si protrae sia a terra che in acqua: si possono osservare fino a una dozzina di maschi che si contendono le attenzioni della stessa femmina. Il nido, costruito in una depressione poco profonda di terreno asciutto ma sempre a breve distanza dagli specchi d'acqua, è foderato di fili d'erba, che il Mestolone si strappa dal petto. All'interno vengono deposte fino a 12 uova, a partire da metà aprile, e covate dalla femmina per circa 24 giorni. Una volta schiuse, la madre allontana subito i pulcini dal nido, per evitare che vengano facilmente scovate dai predatori. Gli anatroccoli vengono nutriti con insetti, piccoli invertebrati, semi e germogli. Il maschio durante la deposizione delle uova difende costantemente l'area e la propria compagna dalle attenzioni di altri maschi. Le coppie hanno un accentuato senso del territorio e tornano spesso a nidificare nelle medesime zone anno dopo anno.
Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae Il Mestolone è un'anatra lunga circa 40 cm, riconoscibile, oltre che per i colori accesi, per il becco a spatola, dotato di lamelle a pettine sui bordi, che usa come un setaccio per filtrare crostacei e plancton dalla superficie dell'acqua. Avendo sviluppato questo strumento nel corso dell'evoluzione, il Mestolone appare avvantaggiato rispetto alle altre anatre di superficie. Essendo perfettamente attrezzata anche per le paludi fangose, dove trova piccoli invertebrati, la specie non è costretta a competere nella ricerca del cibo nei medesimi territori. Il Mestolone nidifica nell'Europa settentrionale e centro-orientale, in Asia centrale e settentrionale e in Nord America, dove si concentra nelle zone centrali e occidentali di Stati Uniti e Canada. Occupa boschi aperti, praterie, aree pianeggianti, con acqua basse e poco estese, in cui non ci siano alberi a margine, né foreste fitte, ma circondate di canne, erbe lacustri e canneti, che costituiscono la vegetazione ideale, in quanto rappresentano una grande riserva di cibo. Il Mestolone vive in compagnia di altri individui della propria specie in piccoli gruppi (ma a volte anche molto grandi), in prossimità di specchi d'acqua interni e costieri, purché presentino fondali bassi, non evitando altresì le zone salmastre (saline). Caccia sia di giorno sia di notte ed è praticamente onnivoro: ama insetti e larve, piccoli anfibi e molluschi, ma non disdegna semi e resti vegetali. Il piumaggio del maschio nella stagione degli amori è variopinto e attraente: ha testa verde bottiglia, petto bianco, fianchi nocciola, piume inferiori e coda nera; la parte superiore delle ali è di un brillante blu zaffiro. Meno variopinta come sempre la femmina, che possiede un piumaggio bruno con striature chiare, simile a quello del Germano reale. Il rituale di corteggiamento del maschio è molto elaborato, e si protrae sia a terra che in acqua: si possono osservare fino a una dozzina di maschi che si contendono le attenzioni della stessa femmina. Il nido, costruito in una depressione poco profonda di terreno asciutto ma sempre a breve distanza dagli specchi d'acqua, è foderato di fili d'erba, che il Mestolone si strappa dal petto. All'interno vengono deposte fino a 12 uova, a partire da metà aprile, e covate dalla femmina per circa 24 giorni. Una volta schiuse, la madre allontana subito i pulcini dal nido, per evitare che vengano facilmente scovate dai predatori. Gli anatroccoli vengono nutriti con insetti, piccoli invertebrati, semi e germogli. Il maschio durante la deposizione delle uova difende costantemente l'area e la propria compagna dalle attenzioni di altri maschi. Le coppie hanno un accentuato senso del territorio e tornano spesso a nidificare nelle medesime zone anno dopo anno.
Ordine: Podicipediformes Famiglia: Podicipedidae Sono gli specchi d'acqua gli ambienti prediletti dagli svassi maggiori. È possibile avvistarli nei laghi di tutta Europa, comprese Scandinavia e Islanda, ma la specie è presente anche in Asia, Africa e Oceania. In Europa e in Asia occidentale e centrale vive la sottospecie nominale cristatus cristatus . In Africa, se pure con una distribuzione piuttosto frammentata, è presente la sottospecie infuscatus , mentre in Australia e Nuova Zelanda risiede la sottospecie australis . In Italia lo Svasso maggiore è una specie parzialmente sedentaria e nidificante in quasi tutte le regioni, anche se le concentrazioni maggiori sono rilevate in Pianura Padana e sull'Appennino centro-meridionale. Lo Svasso maggiore presenta un becco lungo e appuntito; possiede un corpo slanciato, la cui lunghezza varia dai 46 ai 51 cm. L'apertura alare va dai 53 ai 73 cm. Il peso si aggira intorno agli 800-1.400 grammi. Entrambi i sessi sfoggiano sul capo una doppia cresta e ciuffi marroni e neri, che assumono una posa eretta durante il corteggiamento. La livrea nuziale è molto vivace e vaporosa e il becco, in questa fase, si tinge di rosa. Nella rimanente parte dell'anno il piumaggio degli adulti, così come quello dei giovani, è grigio nella parte superiore e bianco in quella inferiore. La specie è facilmente riconoscibile anche grazie al canto frequente e squillante. La dieta è costituita da pesce, che solitamente cattura durante lunghe immersioni. Si nutre anche di girini, gamberetti, ragni, insetti d'acqua e semi. Il nido è costruito utilizzando parti di piante galleggianti ed è di solito nascosto tra la vegetazione sulla riva dei laghi. Gli svassi maggiori covano 3-4 uova nel corso di 27-29 giorni. Capita di vedere i pulcini nascosti nel piumaggio del dorso degli adulti, che portano i giovani ad esplorare l'ambiente circostante prima che abbiano raggiunto la completa autosufficienza.
Ordine: Podicipediformes Famiglia: Podicipedidae Sono gli specchi d'acqua gli ambienti prediletti dagli svassi maggiori. È possibile avvistarli nei laghi di tutta Europa, comprese Scandinavia e Islanda, ma la specie è presente anche in Asia, Africa e Oceania. In Europa e in Asia occidentale e centrale vive la sottospecie nominale cristatus cristatus . In Africa, se pure con una distribuzione piuttosto frammentata, è presente la sottospecie infuscatus , mentre in Australia e Nuova Zelanda risiede la sottospecie australis . In Italia lo Svasso maggiore è una specie parzialmente sedentaria e nidificante in quasi tutte le regioni, anche se le concentrazioni maggiori sono rilevate in Pianura Padana e sull'Appennino centro-meridionale. Lo Svasso maggiore presenta un becco lungo e appuntito; possiede un corpo slanciato, la cui lunghezza varia dai 46 ai 51 cm. L'apertura alare va dai 53 ai 73 cm. Il peso si aggira intorno agli 800-1.400 grammi. Entrambi i sessi sfoggiano sul capo una doppia cresta e ciuffi marroni e neri, che assumono una posa eretta durante il corteggiamento. La livrea nuziale è molto vivace e vaporosa e il becco, in questa fase, si tinge di rosa. Nella rimanente parte dell'anno il piumaggio degli adulti, così come quello dei giovani, è grigio nella parte superiore e bianco in quella inferiore. La specie è facilmente riconoscibile anche grazie al canto frequente e squillante. La dieta è costituita da pesce, che solitamente cattura durante lunghe immersioni. Si nutre anche di girini, gamberetti, ragni, insetti d'acqua e semi. Il nido è costruito utilizzando parti di piante galleggianti ed è di solito nascosto tra la vegetazione sulla riva dei laghi. Gli svassi maggiori covano 3-4 uova nel corso di 27-29 giorni. Capita di vedere i pulcini nascosti nel piumaggio del dorso degli adulti, che portano i giovani ad esplorare l'ambiente circostante prima che abbiano raggiunto la completa autosufficienza.
Ordine: Gruiformes Famiglia: Rallidae La Gallinella d'acqua ha un caratteristico becco giallo dotato di una cera rossa alla base, che risalta sul suo piumaggio nero, interrotto solamente da una striscia di penne bianche. Le zampe invece sono di un tipico colore verdastro e terminano con "piedi" dalle lunghe dita. Il suo habitat ideale è rappresentato dalle zone umide: stagni, laghi, rocce e, in generale, terreni umidi e acque che scorrono lentamente con molte piante acquatiche. È qui che la Gallinella d'acqua riesce anche a recuperare le sue prede. La specie si nutre infatti di insetti acquatici, piccoli pesci, crostacei, molluschi e germogli. I nidi sono depositati in mezzo alla folta vegetazione nei pressi della riva. Solitamente le femmine depongono circa 5-10 uova dal tipico colore marroncino maculato, con qualche chiazza scura, che covano per più di 20 giorni. I pulcini della specie sono nidifughi (abbandonano il nido appena nati): capita comunque di vederli seguire pedissequamente la madre per diverse settimane, prima di raggiungere l'autonomia. Goffe sulla terraferma, le gallinelle d'acqua sono molto abili negli ambienti acquatici, dove solitamente procedono muovendosi a scatti. Quando si sente minacciata, questa specie diventa piuttosto rumorosa. Grazie al suo intenso canto, la Gallinella d'acqua può essere "individuata" anche quando resta nascosta tra le alte piante acquatiche che caratterizzano il suo habitat. La specie è molto diffusa in Europa centrale, meridionale e occidentale, dove la Gallinella d'acqua è prevalentemente nidificante e stanziale. Nella stagione estiva nidifica anche in Europa orientale. È una specie politipica a corologia subcosmopolita. In Europa vive la sottospecie nominale ed esistono circa 11 sottospecie differenti fuori dal Paleartico occidentale, nessuna delle quali è ad oggi considerata in pericolo.
Ordine: Gruiformes Famiglia: Rallidae La Gallinella d'acqua ha un caratteristico becco giallo dotato di una cera rossa alla base, che risalta sul suo piumaggio nero, interrotto solamente da una striscia di penne bianche. Le zampe invece sono di un tipico colore verdastro e terminano con "piedi" dalle lunghe dita. Il suo habitat ideale è rappresentato dalle zone umide: stagni, laghi, rocce e, in generale, terreni umidi e acque che scorrono lentamente con molte piante acquatiche. È qui che la Gallinella d'acqua riesce anche a recuperare le sue prede. La specie si nutre infatti di insetti acquatici, piccoli pesci, crostacei, molluschi e germogli. I nidi sono depositati in mezzo alla folta vegetazione nei pressi della riva. Solitamente le femmine depongono circa 5-10 uova dal tipico colore marroncino maculato, con qualche chiazza scura, che covano per più di 20 giorni. I pulcini della specie sono nidifughi (abbandonano il nido appena nati): capita comunque di vederli seguire pedissequamente la madre per diverse settimane, prima di raggiungere l'autonomia. Goffe sulla terraferma, le gallinelle d'acqua sono molto abili negli ambienti acquatici, dove solitamente procedono muovendosi a scatti. Quando si sente minacciata, questa specie diventa piuttosto rumorosa. Grazie al suo intenso canto, la Gallinella d'acqua può essere "individuata" anche quando resta nascosta tra le alte piante acquatiche che caratterizzano il suo habitat. La specie è molto diffusa in Europa centrale, meridionale e occidentale, dove la Gallinella d'acqua è prevalentemente nidificante e stanziale. Nella stagione estiva nidifica anche in Europa orientale. È una specie politipica a corologia subcosmopolita. In Europa vive la sottospecie nominale ed esistono circa 11 sottospecie differenti fuori dal Paleartico occidentale, nessuna delle quali è ad oggi considerata in pericolo.
Ordine: Gruiformes Famiglia: Rallidae La Folaga è un uccello acquatico di colore nero: si distingue per una tipica macchia bianca sulla fronte (scudo) che riprende il colore chiaro del becco. Gli occhi sono rossi e le zampe grigio-verdi terminano con lunghe dita lobate, frutto del processo di adattamento agli ambienti acquatici. Raggiunge una lunghezza di circa 38 cm. Maschio e femmina sono piuttosto simili: mentre i maschi sono riconoscibili dalla macchia un po' più grande e raggiungono fino ai 600 grammi di peso, le femmine arrivano a pesare anche 800 grammi. Le folaghe sono ottime nuotatrici e la specie, a livello globale, è molto diffusa. Vive infatti in Europa centrale e orientale, ma anche dall'Africa settentrionale fino alla Siberia e all'Australia. Sono soprattutto stanziali; solo quelle delle regioni più fredde migrano, in inverno, verso il sud. In Italia, la specie è molto numerosa nei periodi di "doppio passaggio" degli individui in migrazione. Il suo habitat ideale è rappresentato da stagni calmi, terreni umidi e acque che scorrono lentamente, con molte piante acquatiche e canne palustri. In questi ambienti gli individui possono trovare abbondanza di risorse alimentari, con particolare riguardo a piante e molluschi. In ogni caso la specie è onnivora, e la raccolta del cibo avviene in base alla disponibilità stagionale. Per esempio d'estate le folaghe si cibano tipicamente di canne, alghe, erbe, piante acquatiche e residui organici oltre a piccoli pesci, rane, molluschi, insetti e larve di insetti; d'inverno non disdegnano anche resti di pane e rifiuti. Sempre nei canneti la specie costruisce il nido, dove depone da 3 a 12 uova, covate per circa 21 giorni. Per il loro carattere vivace le folaghe si scontrano rumorosamente, battibeccando spesso tra loro. I combattimenti non sono una prerogativa del maschio e capita spesso di vedere anche femmine che si affrontano; in ogni caso, le lotte avvengono di regola tra individui dello stesso sesso. In alcune circostanze le folaghe possono anche unirsi contro i predatori, come il Falco di palude e la Volpe: se minacciate, infatti, si spostano rumorosamente tutte assieme, tra mille schizzi d'acqua. LETTURE CONSIGLIATE
Ordine: Gruiformes Famiglia: Rallidae La Folaga è un uccello acquatico di colore nero: si distingue per una tipica macchia bianca sulla fronte (scudo) che riprende il colore chiaro del becco. Gli occhi sono rossi e le zampe grigio-verdi terminano con lunghe dita lobate, frutto del processo di adattamento agli ambienti acquatici. Raggiunge una lunghezza di circa 38 cm. Maschio e femmina sono piuttosto simili: mentre i maschi sono riconoscibili dalla macchia un po' più grande e raggiungono fino ai 600 grammi di peso, le femmine arrivano a pesare anche 800 grammi. Le folaghe sono ottime nuotatrici e la specie, a livello globale, è molto diffusa. Vive infatti in Europa centrale e orientale, ma anche dall'Africa settentrionale fino alla Siberia e all'Australia. Sono soprattutto stanziali; solo quelle delle regioni più fredde migrano, in inverno, verso il sud. In Italia, la specie è molto numerosa nei periodi di "doppio passaggio" degli individui in migrazione. Il suo habitat ideale è rappresentato da stagni calmi, terreni umidi e acque che scorrono lentamente, con molte piante acquatiche e canne palustri. In questi ambienti gli individui possono trovare abbondanza di risorse alimentari, con particolare riguardo a piante e molluschi. In ogni caso la specie è onnivora, e la raccolta del cibo avviene in base alla disponibilità stagionale. Per esempio d'estate le folaghe si cibano tipicamente di canne, alghe, erbe, piante acquatiche e residui organici oltre a piccoli pesci, rane, molluschi, insetti e larve di insetti; d'inverno non disdegnano anche resti di pane e rifiuti. Sempre nei canneti la specie costruisce il nido, dove depone da 3 a 12 uova, covate per circa 21 giorni. Per il loro carattere vivace le folaghe si scontrano rumorosamente, battibeccando spesso tra loro. I combattimenti non sono una prerogativa del maschio e capita spesso di vedere anche femmine che si affrontano; in ogni caso, le lotte avvengono di regola tra individui dello stesso sesso. In alcune circostanze le folaghe possono anche unirsi contro i predatori, come il Falco di palude e la Volpe: se minacciate, infatti, si spostano rumorosamente tutte assieme, tra mille schizzi d'acqua. LETTURE CONSIGLIATE
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Scolopacidae La Pantana è un uccello di medie dimensioni (lunghezza 33-37 cm, apertura alare 54-63 cm), privo di dimorfismo sessuale. Nel piumaggio estivo presenta una colorazione grigio marrone nelle parti superiori con qualche screziatura fine più chiara e altre macchiettature nerastre. Il petto è bianco con una copertura di fitte macchiettature nerastre e che sfumano gradatamente verso l'addome bianco. Le zampe sono giallo verdi e il becco lievemente curvato verso l'insù è grigio azzurro alla base e nerastro verso la punta. Nell'abito invernale la colorazione è più uniforme sul dorso e anche la macchiettatura sul petto si fa più sfumata e le zampe sono grigio verdi. I giovani somigliano agli adulti in abito invernale, ma sono più scuri sul dorso. In volo e in tutti gli abiti mostra le ali scure senza barre apprezzabili. La coda verso l'estremità ha una fine barratura. Osservandola da lontano da spesso l'impressione di un uccello quasi uniformemente grigio nelle parti superiori. Si riproduce in brughiere aperte o foreste, durante la migrazione la si può incontrare nelle rive di laghi, stagni, paludi, lagune o estuari, raramente sulle coste del mare. In questo periodo la si scorge prevalentemente in piccoli branchi (7-15 individui). In Italia è specie parzialmente svernante e di doppio passo, da fine agosto a tutto settembre, e da metà marzo a fine aprile. I siti di inanellamento sono distribuiti essenzialmente in Italia settentrionale e in Toscana. L'area geografica di inanellamento dei soggetti segnalati in Italia abbraccia le coste dell'Europa nord-occidentale, una vasta zona continentale dell'Europa centro-orientale e l'area baltica, con una netta prevalenza della Finlandia, Paese che ospita una percentuale importante delle popolazioni nidificanti europee e dove la specie mostra attualmente tendenze demografiche positive. Le ricatture ricadono in un ampio spettro di distanze percorse, con una prevalenza della fascia compresa tra 500-1.500 chilometri. Gli spostamenti più lunghi sono nell'ambito dei 2.500 chilometri.
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Scolopacidae La Pantana è un uccello di medie dimensioni (lunghezza 33-37 cm, apertura alare 54-63 cm), privo di dimorfismo sessuale. Nel piumaggio estivo presenta una colorazione grigio marrone nelle parti superiori con qualche screziatura fine più chiara e altre macchiettature nerastre. Il petto è bianco con una copertura di fitte macchiettature nerastre e che sfumano gradatamente verso l'addome bianco. Le zampe sono giallo verdi e il becco lievemente curvato verso l'insù è grigio azzurro alla base e nerastro verso la punta. Nell'abito invernale la colorazione è più uniforme sul dorso e anche la macchiettatura sul petto si fa più sfumata e le zampe sono grigio verdi. I giovani somigliano agli adulti in abito invernale, ma sono più scuri sul dorso. In volo e in tutti gli abiti mostra le ali scure senza barre apprezzabili. La coda verso l'estremità ha una fine barratura. Osservandola da lontano da spesso l'impressione di un uccello quasi uniformemente grigio nelle parti superiori. Si riproduce in brughiere aperte o foreste, durante la migrazione la si può incontrare nelle rive di laghi, stagni, paludi, lagune o estuari, raramente sulle coste del mare. In questo periodo la si scorge prevalentemente in piccoli branchi (7-15 individui). In Italia è specie parzialmente svernante e di doppio passo, da fine agosto a tutto settembre, e da metà marzo a fine aprile. I siti di inanellamento sono distribuiti essenzialmente in Italia settentrionale e in Toscana. L'area geografica di inanellamento dei soggetti segnalati in Italia abbraccia le coste dell'Europa nord-occidentale, una vasta zona continentale dell'Europa centro-orientale e l'area baltica, con una netta prevalenza della Finlandia, Paese che ospita una percentuale importante delle popolazioni nidificanti europee e dove la specie mostra attualmente tendenze demografiche positive. Le ricatture ricadono in un ampio spettro di distanze percorse, con una prevalenza della fascia compresa tra 500-1.500 chilometri. Gli spostamenti più lunghi sono nell'ambito dei 2.500 chilometri.
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Scolopacidae Il più grande limicolo europeo è lungo 50-60 centimetri e raggiunge un'apertura alare di 80-100 centimetri. I suoi tratti distintivi sono il becco ricurvo verso il basso, un piumaggio bruno, con marcature più chiare e zampe grigio-verdognole. Si differenzia dal Chiurlo piccolo per le maggiori dimensioni, il becco più lungo e l'assenza di striature sul capo. Sebbene la sua alimentazione sia piuttosto varia, spesso dimostra una certa predilezione per i vermi policheti, che estrae dal fango con il lungo becco. Si nutre anche di granchi che caccia a vista e ingoia per intero. Non nidifica in Italia se non eccezionalmente. Il nido è costruito sul terreno in una piccola cavità tra la vegetazione ed addobbato con erbe secche e fuscelli. Vengono deposte solitamente 4 uova ad intervalli di uno o due giorni, di colore verde oliva o marrone con numerose macchiettature scure. L'incubazione dura circa 26-28 giorni ed è condotta alternativamente dal maschio e dalla femmina. La specie risulta molto difficile da catturare, e di conseguenza sono poche le località di inanellamento, distribuite essenzialmente in ambienti costieri sia adriatici che tirrenici. Tutte le ricatture originano dall'Europa centro-settentrionale e primariamente da ambiti continentali. Mancano del tutto osservazioni da latitudini spiccatamente meridionali e mediterranee. Le distanze coperte non sono particolarmente elevate, con la massima parte comunque entro i 1.000 chiloemtri ed un caso isolato di 1.800 chilo
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Scolopacidae Il più grande limicolo europeo è lungo 50-60 centimetri e raggiunge un'apertura alare di 80-100 centimetri. I suoi tratti distintivi sono il becco ricurvo verso il basso, un piumaggio bruno, con marcature più chiare e zampe grigio-verdognole. Si differenzia dal Chiurlo piccolo per le maggiori dimensioni, il becco più lungo e l'assenza di striature sul capo. Sebbene la sua alimentazione sia piuttosto varia, spesso dimostra una certa predilezione per i vermi policheti, che estrae dal fango con il lungo becco. Si nutre anche di granchi che caccia a vista e ingoia per intero. Non nidifica in Italia se non eccezionalmente. Il nido è costruito sul terreno in una piccola cavità tra la vegetazione ed addobbato con erbe secche e fuscelli. Vengono deposte solitamente 4 uova ad intervalli di uno o due giorni, di colore verde oliva o marrone con numerose macchiettature scure. L'incubazione dura circa 26-28 giorni ed è condotta alternativamente dal maschio e dalla femmina. La specie risulta molto difficile da catturare, e di conseguenza sono poche le località di inanellamento, distribuite essenzialmente in ambienti costieri sia adriatici che tirrenici. Tutte le ricatture originano dall'Europa centro-settentrionale e primariamente da ambiti continentali. Mancano del tutto osservazioni da latitudini spiccatamente meridionali e mediterranee. Le distanze coperte non sono particolarmente elevate, con la massima parte comunque entro i 1.000 chiloemtri ed un caso isolato di 1.800 chilo
Ordine: Caradriformi Famiglia: Scolopacidi In media lungo 40 cm, con apertura alare di 76 cm. La Pittima reale ha becco dritto e lungo, zampe alte. In estate capo e petto sono castani, fianchi e ventre bianchi con barre nerastre. La stria oculare, le guance, i lati del collo, il mento, la gola, la parte anteriore del petto e i fianchi hanno una colorazione bruno-rossastra tendente al rosato. Il maschio presenta colorazione più rossa rispetto alla femmina. In inverno il piumaggio di entrambi i sessi è grigio nelle parti superiori e chiaro nelle parti inferiori. Principalmente si ciba di invertebrati di zone umide e terrestri come insetti, molluschi, crostacei e anellidi. Come aree riproduttive sceglie soprattutto pascoli umidi e zone acquitrinose, mentre durante la migrazione frequenta estuari, paludi e marcite. In ogni stagione un carattere importante ai fini dell'identificazione in volo è costituito dalla banda bianca sulla parte superiore delle ali, che consente di distinguerla dall'affine Pittima minore, ben più rara. Il nido è posto in una depressione, tra l'erba e la vegetazione palustre, ed è rivestito da foglie, rametti e piumino. Le uova deposte sono solitamente 4, di colore bruno olivastro o verdastro, macchiettate e striate di scuro. Il maschio cova per la maggior parte del tempo le uova, che in circa 24 giorni giungono alla schiusa. Dopo altri 30 giorni i piccoli, sorvegliati da entrambi i genitori, sono pronti al volo. I siti di inanellamento sono poco numerosi, distribuiti in zone umide costiere e interne di Emilia-Romagna, Toscana e Marche. L'area geografica di inanellamento dei soggetti segnalati in Italia comprende gran parte dell'Europa centro-settentrionale, ma anche centro-orientale, con dati provenienti anche dal Baltico e dalla Russia. Da notare due ricatture di uccelli inanellati in inverno in Senegal. In Italia le ricatture sono soprattutto concentrate nel Nord-Est, e in particolare lungo le coste dell'Alto Adriatico. Numerosi sono anche i dati dalla Pianura Padana. Anche il complesso delle zone umide toscane, laziali e pugliesi vedono un buon numero di osservazioni, mentre le estreme latitudini meridionali italiane, ivi compresa la Sicilia, hanno soltanto pochi casi. Viene confermato il ruolo del Senegal quale area di destinazione di uccelli presenti in Italia, mostrato un contatto tra Italia e Turchia meridionale con un soggetto ivi segnalato in autunno, e determinata la presenza in Italia di uccelli di origine orientale estrema, grazie al singolo dato di ricattura nella Siberia centrale, a una distanza vicina ai 6mila chilometri dal sito italiano di inanellamento. Le ricatture in Italia sono tutte relative a inanellamenti primaverili. Alcuni dati diretti confermano una direzione ipotetica di spostamento verso NW. Altre segnalazioni, a notevole intervallo di tempo, testimoniano di un ampio utilizzo, da parte della specie, del sistema di zone umide costiere e interne italiane.
Ordine: Caradriformi Famiglia: Scolopacidi In media lungo 40 cm, con apertura alare di 76 cm. La Pittima reale ha becco dritto e lungo, zampe alte. In estate capo e petto sono castani, fianchi e ventre bianchi con barre nerastre. La stria oculare, le guance, i lati del collo, il mento, la gola, la parte anteriore del petto e i fianchi hanno una colorazione bruno-rossastra tendente al rosato. Il maschio presenta colorazione più rossa rispetto alla femmina. In inverno il piumaggio di entrambi i sessi è grigio nelle parti superiori e chiaro nelle parti inferiori. Principalmente si ciba di invertebrati di zone umide e terrestri come insetti, molluschi, crostacei e anellidi. Come aree riproduttive sceglie soprattutto pascoli umidi e zone acquitrinose, mentre durante la migrazione frequenta estuari, paludi e marcite. In ogni stagione un carattere importante ai fini dell'identificazione in volo è costituito dalla banda bianca sulla parte superiore delle ali, che consente di distinguerla dall'affine Pittima minore, ben più rara. Il nido è posto in una depressione, tra l'erba e la vegetazione palustre, ed è rivestito da foglie, rametti e piumino. Le uova deposte sono solitamente 4, di colore bruno olivastro o verdastro, macchiettate e striate di scuro. Il maschio cova per la maggior parte del tempo le uova, che in circa 24 giorni giungono alla schiusa. Dopo altri 30 giorni i piccoli, sorvegliati da entrambi i genitori, sono pronti al volo. I siti di inanellamento sono poco numerosi, distribuiti in zone umide costiere e interne di Emilia-Romagna, Toscana e Marche. L'area geografica di inanellamento dei soggetti segnalati in Italia comprende gran parte dell'Europa centro-settentrionale, ma anche centro-orientale, con dati provenienti anche dal Baltico e dalla Russia. Da notare due ricatture di uccelli inanellati in inverno in Senegal. In Italia le ricatture sono soprattutto concentrate nel Nord-Est, e in particolare lungo le coste dell'Alto Adriatico. Numerosi sono anche i dati dalla Pianura Padana. Anche il complesso delle zone umide toscane, laziali e pugliesi vedono un buon numero di osservazioni, mentre le estreme latitudini meridionali italiane, ivi compresa la Sicilia, hanno soltanto pochi casi. Viene confermato il ruolo del Senegal quale area di destinazione di uccelli presenti in Italia, mostrato un contatto tra Italia e Turchia meridionale con un soggetto ivi segnalato in autunno, e determinata la presenza in Italia di uccelli di origine orientale estrema, grazie al singolo dato di ricattura nella Siberia centrale, a una distanza vicina ai 6mila chilometri dal sito italiano di inanellamento. Le ricatture in Italia sono tutte relative a inanellamenti primaverili. Alcuni dati diretti confermano una direzione ipotetica di spostamento verso NW. Altre segnalazioni, a notevole intervallo di tempo, testimoniano di un ampio utilizzo, da parte della specie, del sistema di zone umide costiere e interne italiane.
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Haematopodidae La Beccaccia di mare è la specie più diffusa della famiglia delle Haematopodidae. Si stabilisce per la nidificazione in ambienti costieri sabbiosi, lagune, delta, cave di sabbia. Durante la migrazione però può fermarsi anche in zone umide o coltivate dell'interno. È presente nei continenti europeo, asiatico e africano, sverna sulle coste atlantiche e a sud fino in Mauritania, mentre scarseggia nel Mediterraneo centro-occidentale. In Italia la colonia principale si trova nel Delta del Po, che ben rappresenta il suo habitat ideale. Lunga 40 centimetri, pesante circa mezzo chilo, raggiunge gli 80 centimetri di apertura alare. Il piumaggio è nero sul capo e sul dorso ed è candido sul petto, nella parte inferiore e sotto le ali. Molto pronunciato il becco (una decina di centimetri) - di colore rosso o arancio acceso e particolarmente forte – con cui riesce ad aprire le conchiglie per cibarsi dei molluschi. Proprio per questa sua caratteristica la Beccaccia di mare è detta anche Ostrichiere. Ma fanno parte della sua dieta anche vermi e piccoli invertebrati. La nidificazione avviene in primavera, l'unico momento in cui la Beccaccia di mare vive più appartata, anche se i nidi, costruiti tra i banchi di sabbia, non vengono posti troppo lontani l'uno dall'altro. Vengono deposte dalle due alle quattro uova, che sia la femmina che il maschio covano fino a 27 giorni. Dopo due giorni dalla nascita i pulcini sono già pronti a uscire dal nido. STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Haematopodidae La Beccaccia di mare è la specie più diffusa della famiglia delle Haematopodidae. Si stabilisce per la nidificazione in ambienti costieri sabbiosi, lagune, delta, cave di sabbia. Durante la migrazione però può fermarsi anche in zone umide o coltivate dell'interno. È presente nei continenti europeo, asiatico e africano, sverna sulle coste atlantiche e a sud fino in Mauritania, mentre scarseggia nel Mediterraneo centro-occidentale. In Italia la colonia principale si trova nel Delta del Po, che ben rappresenta il suo habitat ideale. Lunga 40 centimetri, pesante circa mezzo chilo, raggiunge gli 80 centimetri di apertura alare. Il piumaggio è nero sul capo e sul dorso ed è candido sul petto, nella parte inferiore e sotto le ali. Molto pronunciato il becco (una decina di centimetri) - di colore rosso o arancio acceso e particolarmente forte – con cui riesce ad aprire le conchiglie per cibarsi dei molluschi. Proprio per questa sua caratteristica la Beccaccia di mare è detta anche Ostrichiere. Ma fanno parte della sua dieta anche vermi e piccoli invertebrati. La nidificazione avviene in primavera, l'unico momento in cui la Beccaccia di mare vive più appartata, anche se i nidi, costruiti tra i banchi di sabbia, non vengono posti troppo lontani l'uno dall'altro. Vengono deposte dalle due alle quattro uova, che sia la femmina che il maschio covano fino a 27 giorni. Dopo due giorni dalla nascita i pulcini sono già pronti a uscire dal nido. STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Scolopacidae Il Beccaccino presenta dimensioni medio-piccole – fino a 27 cm di lunghezza – e forme slanciate, ali lunghe e puntute, coda a ventaglio e becco assai lungo, diritto e sottile. La livrea in entrambi i sessi è di color bruno-fulvo barrato e striato di nero, fulvo e marrone; sul capo nerastro, solcato da una stria chiara, si nota il becco di colore bruno-rossastro, chiaro alla base e bruno scuro all'apice, mentre le zampe mostrano sfumature cromatiche verde-pallido. Quando si alza in volo, è facilmente identificabile: prima di prendere quota – fino a raggiungere altezze anche notevoli – vola velocissimo e basso a zig-zag. Due le sottospecie note, gallinago e forensis , di cui solo la prima frequenta il nostro Paese. Le nostre latitudini sono tipicamente un quartiere di svernamento per le popolazioni più settentrionali. Oltre all'Europa centro-meridionale, la specie sverna in tutto il bacino del Mediterraneo e in Nordafrica. Durante la migrazione e lo svernamento, il Beccaccino frequenta una grande varietà di zone umide con acque basse interne e costiere ed alternanza di aree fangose e asciutte, compresi campi allagati. Il Beccaccino si ciba soprattutto di anellidi e insetti, ma anche di larve, molluschi, crostacei, semi ed erbe. Le parate nuziali sono accompagnate da cerimonie e corteggiamenti a terra, durante i quali non mancano i confronti con altri maschi. Il nido viene predisposto in una depressione del terreno non lontana dall'acqua, ove la femmina depone fino a 6 uova che coverà per circa 20 giorni. I pulcini, che abbandonano il nido poco dopo la nascita – cosiddetti "nidifughi" – vengono accuditi da entrambi i genitori e, già dopo 14 giorni, sono in grado di compiere i primi voli. A volte si registrano due covate l'anno. Ampia la distribuzione delle località di inanellamento in Italia, con un'evidente concentrazione nelle aree costiere dell'Alto Adriatico e numeri particolarmente elevati nel Veneziano e nel Delta del Po. Un buon numero di ricatture si origina dalla Francia mediterranea. Interessanti sono anche le ricatture da Paesi africani, in particolare da quelli sub-sahariani. La stragrande maggioranza delle rilevazioni sono concentrate su distanze inferiori ai 1.000 km, ma spiccano alcuni casi di percorrenze superiori anche ai 3.000 km, fino ad un massimo superiore ai 5.000. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Scolopacidae Il Beccaccino presenta dimensioni medio-piccole – fino a 27 cm di lunghezza – e forme slanciate, ali lunghe e puntute, coda a ventaglio e becco assai lungo, diritto e sottile. La livrea in entrambi i sessi è di color bruno-fulvo barrato e striato di nero, fulvo e marrone; sul capo nerastro, solcato da una stria chiara, si nota il becco di colore bruno-rossastro, chiaro alla base e bruno scuro all'apice, mentre le zampe mostrano sfumature cromatiche verde-pallido. Quando si alza in volo, è facilmente identificabile: prima di prendere quota – fino a raggiungere altezze anche notevoli – vola velocissimo e basso a zig-zag. Due le sottospecie note, gallinago e forensis , di cui solo la prima frequenta il nostro Paese. Le nostre latitudini sono tipicamente un quartiere di svernamento per le popolazioni più settentrionali. Oltre all'Europa centro-meridionale, la specie sverna in tutto il bacino del Mediterraneo e in Nordafrica. Durante la migrazione e lo svernamento, il Beccaccino frequenta una grande varietà di zone umide con acque basse interne e costiere ed alternanza di aree fangose e asciutte, compresi campi allagati. Il Beccaccino si ciba soprattutto di anellidi e insetti, ma anche di larve, molluschi, crostacei, semi ed erbe. Le parate nuziali sono accompagnate da cerimonie e corteggiamenti a terra, durante i quali non mancano i confronti con altri maschi. Il nido viene predisposto in una depressione del terreno non lontana dall'acqua, ove la femmina depone fino a 6 uova che coverà per circa 20 giorni. I pulcini, che abbandonano il nido poco dopo la nascita – cosiddetti "nidifughi" – vengono accuditi da entrambi i genitori e, già dopo 14 giorni, sono in grado di compiere i primi voli. A volte si registrano due covate l'anno. Ampia la distribuzione delle località di inanellamento in Italia, con un'evidente concentrazione nelle aree costiere dell'Alto Adriatico e numeri particolarmente elevati nel Veneziano e nel Delta del Po. Un buon numero di ricatture si origina dalla Francia mediterranea. Interessanti sono anche le ricatture da Paesi africani, in particolare da quelli sub-sahariani. La stragrande maggioranza delle rilevazioni sono concentrate su distanze inferiori ai 1.000 km, ma spiccano alcuni casi di percorrenze superiori anche ai 3.000 km, fino ad un massimo superiore ai 5.000. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
Ordine: Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae La Garzetta, nella sottospecie nominale, nidifica nelle porzioni meridionali del continente europeo e asiatico, nell'Africa nord-occidentale – comprese le Isole di Capo Verde – centrale e orientale, fino al lontano Sud Africa. Altri continenti ospitano sottospecie particolari di questo airone, e precisamente l'area delle Filippine – dove nidifica la nigripes – e l'Oceania, patria della Garzetta immaculata . Infine Madagascar e altre piccole isole, dove vive la dimorpha. Particolarmente elegante nel suo candido piumaggio, la Garzetta si apposta sui cespugli o su altra vegetazione acquatica per lanciarsi sulle prede abilmente individuate nell'acqua bassa, ossia pesci, anfibi e invertebrati acquatici. Planando sullo stagno la Garzetta mette in mostra la notevole apertura alare – che può raggiungere anche il metro in larghezza – mentre il becco aguzzo rappresenta un'arma formidabile non solo per catturare le prede ma anche per trafiggerle e "finirle", prima di ingoiarle. Il nido viene costruito in colonie poste in prossimità dell'acqua, generalmente su arbusti o anche grandi alberi. Le uova vengono deposte in aprile, e covate da entrambi i sessi per circa tre settimane. In Italia la specie è nidificante migratrice, nonché parzialmente svernante, con alcune migliaia di individui che scelgono la nostra Penisola per trascorrere il lungo inverno, specialmente durante le stagioni meno rigide. Per il resto, le popolazioni nidificanti principali sono concentrate nel Nord Italia, dal Delta del Po alla Laguna veneta, fino all'alto corso del "Grande Fiume" – e relativi affluenti – tra bassa pianura piemontese e lombarda. La zona risicola tra Lombardia e Piemonte, in particolare, ospita ben il 40% del totale della popolazione nidificante, mentre nel resto d'Italia la Garzetta è meno diffusa, con presenze sparse al centro-sud e in Sardegna. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
Ordine: Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae La Garzetta, nella sottospecie nominale, nidifica nelle porzioni meridionali del continente europeo e asiatico, nell'Africa nord-occidentale – comprese le Isole di Capo Verde – centrale e orientale, fino al lontano Sud Africa. Altri continenti ospitano sottospecie particolari di questo airone, e precisamente l'area delle Filippine – dove nidifica la nigripes – e l'Oceania, patria della Garzetta immaculata . Infine Madagascar e altre piccole isole, dove vive la dimorpha. Particolarmente elegante nel suo candido piumaggio, la Garzetta si apposta sui cespugli o su altra vegetazione acquatica per lanciarsi sulle prede abilmente individuate nell'acqua bassa, ossia pesci, anfibi e invertebrati acquatici. Planando sullo stagno la Garzetta mette in mostra la notevole apertura alare – che può raggiungere anche il metro in larghezza – mentre il becco aguzzo rappresenta un'arma formidabile non solo per catturare le prede ma anche per trafiggerle e "finirle", prima di ingoiarle. Il nido viene costruito in colonie poste in prossimità dell'acqua, generalmente su arbusti o anche grandi alberi. Le uova vengono deposte in aprile, e covate da entrambi i sessi per circa tre settimane. In Italia la specie è nidificante migratrice, nonché parzialmente svernante, con alcune migliaia di individui che scelgono la nostra Penisola per trascorrere il lungo inverno, specialmente durante le stagioni meno rigide. Per il resto, le popolazioni nidificanti principali sono concentrate nel Nord Italia, dal Delta del Po alla Laguna veneta, fino all'alto corso del "Grande Fiume" – e relativi affluenti – tra bassa pianura piemontese e lombarda. La zona risicola tra Lombardia e Piemonte, in particolare, ospita ben il 40% del totale della popolazione nidificante, mentre nel resto d'Italia la Garzetta è meno diffusa, con presenze sparse al centro-sud e in Sardegna. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
svernando poi nelle regioni del Sud. E' nidificante in Eurasia e svernate nell'Europa e nell'Africa sud-occidentale Caccia: la pavoncella si caccia in appostamento da capanno o in forma vagante con lo zimbello con fucili a canna liscia caricati con cartucce a pallini del num. 7 e 8 Periodo: specie cacciabile dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio Argomenti correlati: RicetteLa pavoncella, caradriforme di medie dimensioni (190-230gr di peso), si caratterizza per il ciuffo di penne sul capo che nei maschi può arrivare anche ai 10 cm. Sul piano morfologico ha un corpo elegante, becco breve e diritto, ali larghe e coda squadrata. Il piumaggio, sia per le femmine che per i maschi, è verde petrolio sul dorso, verde-bluastro il bordo dell'ala, bianco l'addome e con la coda bianca e nera , così come è nera la banda sul petto. Piuttosto sospettosa e timida, vive in branchi e si sposta, con volo ondulato e relativamente veloce, verso l'Italia in cui è di passo tra ottobre e novembre e febbraio ed aprile. La pavoncella predilige gli ambienti aperti e coltivati a graminacee, in particolare in presenza di mais, oltre che brughiere, marcite, paludi e rive di fiumi ed estuari. Si nutre quindi di insetti, vermi e molluschi, ma anche di erbe, semi, foglie ed erbe. Il periodo riproduttivo ha inizio con marzo dopo una serie di corteggiamenti e parate, che si conclude con la scelta del luogo di cova, la costruzione del nido e la deposizione delle uova, circa 3 o 5. Chiedi all'espertoDillo ad un Amicostampa cacciapesca in onda su SKY Canale 235 / 236 .. 21:00h .. 21:00h Guida TV DVD caccia Il blog di Bru Dove: in Italia è
svernando poi nelle regioni del Sud. E' nidificante in Eurasia e svernate nell'Europa e nell'Africa sud-occidentale Caccia: la pavoncella si caccia in appostamento da capanno o in forma vagante con lo zimbello con fucili a canna liscia caricati con cartucce a pallini del num. 7 e 8 Periodo: specie cacciabile dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio Argomenti correlati: RicetteLa pavoncella, caradriforme di medie dimensioni (190-230gr di peso), si caratterizza per il ciuffo di penne sul capo che nei maschi può arrivare anche ai 10 cm. Sul piano morfologico ha un corpo elegante, becco breve e diritto, ali larghe e coda squadrata. Il piumaggio, sia per le femmine che per i maschi, è verde petrolio sul dorso, verde-bluastro il bordo dell'ala, bianco l'addome e con la coda bianca e nera , così come è nera la banda sul petto. Piuttosto sospettosa e timida, vive in branchi e si sposta, con volo ondulato e relativamente veloce, verso l'Italia in cui è di passo tra ottobre e novembre e febbraio ed aprile. La pavoncella predilige gli ambienti aperti e coltivati a graminacee, in particolare in presenza di mais, oltre che brughiere, marcite, paludi e rive di fiumi ed estuari. Si nutre quindi di insetti, vermi e molluschi, ma anche di erbe, semi, foglie ed erbe. Il periodo riproduttivo ha inizio con marzo dopo una serie di corteggiamenti e parate, che si conclude con la scelta del luogo di cova, la costruzione del nido e la deposizione delle uova, circa 3 o 5. Chiedi all'espertoDillo ad un Amicostampa cacciapesca in onda su SKY Canale 235 / 236 .. 21:00h .. 21:00h Guida TV DVD caccia Il blog di Bru Dove: in Italia è
Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae Uccello acquatico di grandi dimensioni, il Cigno reale (o Cigno bianco), è presente in quasi tutta l'Europa e l'Asia – esclusa l'Arabia Saudita e le regioni tropicali – e anche in Nord Africa. Abita zone umide ricche di vegetazione, paludi, laghi oppure baie tranquille di fiumi e canali, canneti: habitat a cui rimane molto legato soprattutto durante la nidificazione. Aggressivo verso le altre specie, è però facilmente addomesticabile. In Italia non è molto diffuso allo stato libero, tanto che è difficile distinguere gli esemplari selvatici da quelli domestici o introdotti dall'uomo. Le diverse popolazioni presentano differenti comportamenti migratori, quadro ulteriormente complicato dalle numerose introduzioni: se le popolazioni presenti in Italia sono in genere stanziali e molto localizzate, quelle che vivono nelle aree più settentrionali nei mesi freddi diventano gregarie e migrano in stormi verso regioni più miti, stabilendosi lungo coste riparate e specchi d'acqua dolce., In Italia ne è proibita l'attività venatoria. I maschi e le femmine, da adulti, hanno lo stesso aspetto: piume bianche, zampe nere, becco color arancio e in parte nero, collo ricurvo, lunga coda dalla forma appuntita. Il maschio però si può distinguere da una protuberanza nera sul becco più pronunciata. I pulcini hanno piume grigio-brune, con la parte anteriore del collo bianca e becco grigio. Da adulti questi uccelli raggiungono dimensioni notevoli: fino al metro e mezzo di lunghezza e un'apertura alare che supera i 2 m e 70 centimetri nel maschio e i 2 m e 40 nella femmina, caratteristiche che ne fanno un abile volatore, anche se la fase di decollo può essere un po' complessa. In volo tiene il collo teso e muove le ali in modo lento e armonioso, producendo un leggero sibilo provocato dall'aria che attraversa le penne remiganti. Il peso varia da 10 ai 23 kg. È caratteristica la tecnica che il Cigno reale utilizza per procurarsi il cibo, tipica delle anatre che non si immergono. L'uccello infatti immerge nell'acqua solamente capo, collo e petto mentre il resto del corpo resta in superficie in posizione verticale. In questo modo si ciba di alghe, piante acquatiche e resti vegetali, insetti, larve, piccoli anfibi, crostacei, pesciolini, girini, ma sulla terraferma anche mais e ortaggi a foglia. Monogami sia in cattività sia allo stato libero, alla fine dell'autunno formano le coppie che in genere restano unite per tutta la vita. Nella fase del corteggiamento, interessante per la sua spettacolarità, diventano molto aggressivi verso gli intrusi. La nidificazione avviene in piena primavera. Il nido è formato con rami secchi vicino alla riva, in un luogo ben protetto dalla vegetazione o in acqua, per essere al riparo dei predatori. La femmina depone dalle 5 alle 8 uova, che vengono covate con la collaborazione del maschio per un periodo di circa 35 giorni. I pulcini alla nascita sanno già nuotare, ma i genitori li proteggono costantemente, a volte anche portandoli sul dorso. L'intera famiglia negli spostamenti avanza in fila indiana con la madre davanti, seguita dai pulcini, mentre il maschio chiude la fila. Trascorsi 5 o 6 mesi questo atteggiamento protettivo si interrompe perché al termine della stagione invernale la prole deve essere in grado di cavarsela da sola. Durante la stagione riproduttiva la coppia allontana dal proprio territorio i giovani nati l'estate precedente, se necessario assumendo anche un atteggiamento aggressivo. In particolare i maschi in questo periodo diventano piuttosto rissosi. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae Uccello acquatico di grandi dimensioni, il Cigno reale (o Cigno bianco), è presente in quasi tutta l'Europa e l'Asia – esclusa l'Arabia Saudita e le regioni tropicali – e anche in Nord Africa. Abita zone umide ricche di vegetazione, paludi, laghi oppure baie tranquille di fiumi e canali, canneti: habitat a cui rimane molto legato soprattutto durante la nidificazione. Aggressivo verso le altre specie, è però facilmente addomesticabile. In Italia non è molto diffuso allo stato libero, tanto che è difficile distinguere gli esemplari selvatici da quelli domestici o introdotti dall'uomo. Le diverse popolazioni presentano differenti comportamenti migratori, quadro ulteriormente complicato dalle numerose introduzioni: se le popolazioni presenti in Italia sono in genere stanziali e molto localizzate, quelle che vivono nelle aree più settentrionali nei mesi freddi diventano gregarie e migrano in stormi verso regioni più miti, stabilendosi lungo coste riparate e specchi d'acqua dolce., In Italia ne è proibita l'attività venatoria. I maschi e le femmine, da adulti, hanno lo stesso aspetto: piume bianche, zampe nere, becco color arancio e in parte nero, collo ricurvo, lunga coda dalla forma appuntita. Il maschio però si può distinguere da una protuberanza nera sul becco più pronunciata. I pulcini hanno piume grigio-brune, con la parte anteriore del collo bianca e becco grigio. Da adulti questi uccelli raggiungono dimensioni notevoli: fino al metro e mezzo di lunghezza e un'apertura alare che supera i 2 m e 70 centimetri nel maschio e i 2 m e 40 nella femmina, caratteristiche che ne fanno un abile volatore, anche se la fase di decollo può essere un po' complessa. In volo tiene il collo teso e muove le ali in modo lento e armonioso, producendo un leggero sibilo provocato dall'aria che attraversa le penne remiganti. Il peso varia da 10 ai 23 kg. È caratteristica la tecnica che il Cigno reale utilizza per procurarsi il cibo, tipica delle anatre che non si immergono. L'uccello infatti immerge nell'acqua solamente capo, collo e petto mentre il resto del corpo resta in superficie in posizione verticale. In questo modo si ciba di alghe, piante acquatiche e resti vegetali, insetti, larve, piccoli anfibi, crostacei, pesciolini, girini, ma sulla terraferma anche mais e ortaggi a foglia. Monogami sia in cattività sia allo stato libero, alla fine dell'autunno formano le coppie che in genere restano unite per tutta la vita. Nella fase del corteggiamento, interessante per la sua spettacolarità, diventano molto aggressivi verso gli intrusi. La nidificazione avviene in piena primavera. Il nido è formato con rami secchi vicino alla riva, in un luogo ben protetto dalla vegetazione o in acqua, per essere al riparo dei predatori. La femmina depone dalle 5 alle 8 uova, che vengono covate con la collaborazione del maschio per un periodo di circa 35 giorni. I pulcini alla nascita sanno già nuotare, ma i genitori li proteggono costantemente, a volte anche portandoli sul dorso. L'intera famiglia negli spostamenti avanza in fila indiana con la madre davanti, seguita dai pulcini, mentre il maschio chiude la fila. Trascorsi 5 o 6 mesi questo atteggiamento protettivo si interrompe perché al termine della stagione invernale la prole deve essere in grado di cavarsela da sola. Durante la stagione riproduttiva la coppia allontana dal proprio territorio i giovani nati l'estate precedente, se necessario assumendo anche un atteggiamento aggressivo. In particolare i maschi in questo periodo diventano piuttosto rissosi. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
Ordine: Gruiformes Famiglia: Recurvirostridae Elegante in volo, in grado di atterrare leggero, compiendo spettacolari circonvoluzioni in prossimità del terreno. Il Cavaliere d'Italia è anche un grande "camminatore", pure se le lunghe zampe fanno sembrare la sua andatura insicura, in particolare sulla battigia, dove la sabbia lascia il posto al mare o agli acquitrini. Amplissimo l'areale di nidificazione di questa specie, dall'Asia all'Europa, dall'Africa alle Americhe. Alle nostre latitudini la specie è presente sia come nidificante che, occasionalmente, come svernante: al contingente nidificante, infatti, si aggiunge in estate un limitato quantitativo di individui provenienti dall'Europa centrale, mentre l'Italia è zona di passaggio per tutta una serie di gruppi che scelgono l'Africa subsahariana per trascorrere l'inverno. Esile e longilineo, il Cavaliere d'Italia può misurare anche 35-40 cm in altezza, grazie alle lunghissime zampe. Si fa notare, poi, il lungo ed affilato becco nero, e nero è anche il dorso, mentre la calotta scura presente sul capo del maschio – sempre più evidente con l'età – è nella femmina del praticamente assente. Ghiotto di tutti i "prodotti" della palude quali insetti e piccoli invertebrati, ma anche alghe e resti di vegetazione acquatica, il pullo di Cavaliere d'Italia esce dal nido molto presto, poche ore dopo la schiusa. Un'abitudine molto pericolosa per gli individui più giovani, che vengono facilmente predati dal Falco di palude. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
Ordine: Gruiformes Famiglia: Recurvirostridae Elegante in volo, in grado di atterrare leggero, compiendo spettacolari circonvoluzioni in prossimità del terreno. Il Cavaliere d'Italia è anche un grande "camminatore", pure se le lunghe zampe fanno sembrare la sua andatura insicura, in particolare sulla battigia, dove la sabbia lascia il posto al mare o agli acquitrini. Amplissimo l'areale di nidificazione di questa specie, dall'Asia all'Europa, dall'Africa alle Americhe. Alle nostre latitudini la specie è presente sia come nidificante che, occasionalmente, come svernante: al contingente nidificante, infatti, si aggiunge in estate un limitato quantitativo di individui provenienti dall'Europa centrale, mentre l'Italia è zona di passaggio per tutta una serie di gruppi che scelgono l'Africa subsahariana per trascorrere l'inverno. Esile e longilineo, il Cavaliere d'Italia può misurare anche 35-40 cm in altezza, grazie alle lunghissime zampe. Si fa notare, poi, il lungo ed affilato becco nero, e nero è anche il dorso, mentre la calotta scura presente sul capo del maschio – sempre più evidente con l'età – è nella femmina del praticamente assente. Ghiotto di tutti i "prodotti" della palude quali insetti e piccoli invertebrati, ma anche alghe e resti di vegetazione acquatica, il pullo di Cavaliere d'Italia esce dal nido molto presto, poche ore dopo la schiusa. Un'abitudine molto pericolosa per gli individui più giovani, che vengono facilmente predati dal Falco di palude. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
Famiglia: Ardeidae Maestoso ed elegante nel volo, dal candido piumaggio che in periodo riproduttivo si arricchisce di nuove penne sul dorso e sul petto. È l'Airone bianco maggiore, il più grande della sua famiglia a nidificare nel vecchio continente. Dalle dimensioni comprese tra 85 cm e poco più di 1 m, l'apertura alare di questa specie può anche raggiungere i 170 cm, per quasi 1.700 grammi di peso. In Italia, la sua presenza è localizzata nel Delta del Po, con una consistenza in continuo aumento e un areale in progressiva espansione. In realtà, le terre del Delta vedono la presenza di questo uccello solo da tempi relativamente recenti. Il primo nido è stato infatti individuato nel 1990, e risale agli ultimi 10 anni del secolo scorso la progressiva stabilizzazione della specie che ha raggiunto alcune decine di coppie, considerando la popolazione europea complessiva che non supera, neanche secondo le stime più favorevoli, le 4mila coppie. Come altri aironi, anche questa specie predilige le zone umide, con una spiccata preferenza per gli acquitrini più estesi, dove l'Airone bianco maggiore costruisce il nido al riparo dei fitti canneti, per lo più inaccessibili. I nidi sono di solito posti a diretto contatto con l'acqua, o comunque entro i 4-5 metri d'altezza. Pur essendo la sua popolazione ancora ristretta e localizzata, l'Airone bianco maggiore non rinuncia alle proprie abitudini sociali, con i nidi piuttosto fitti e la densità che all'interno delle colonie raggiunge valori anche piuttosto elevati. In grado di compiere erratismi anche di 15 km per procacciarsi il cibo, la specie presenta una dieta piuttosto varia, che va dai pesci agli anfibi, dai rettili ai piccoli mammiferi, senza dimenticare gli uccelli di dimensioni più modeste. Di più lunga data è la presenza di questo uccello, come nidificante, in vaste aree dell'Europa continentale e nella porzione del continente asiatico a clima più temperato. Altre sottospecie abitano poi le restanti parti dell'Asia, l'Oceania, l'Africa e le Americhe. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA Ordine: Ciconiiformes
Famiglia: Ardeidae Maestoso ed elegante nel volo, dal candido piumaggio che in periodo riproduttivo si arricchisce di nuove penne sul dorso e sul petto. È l'Airone bianco maggiore, il più grande della sua famiglia a nidificare nel vecchio continente. Dalle dimensioni comprese tra 85 cm e poco più di 1 m, l'apertura alare di questa specie può anche raggiungere i 170 cm, per quasi 1.700 grammi di peso. In Italia, la sua presenza è localizzata nel Delta del Po, con una consistenza in continuo aumento e un areale in progressiva espansione. In realtà, le terre del Delta vedono la presenza di questo uccello solo da tempi relativamente recenti. Il primo nido è stato infatti individuato nel 1990, e risale agli ultimi 10 anni del secolo scorso la progressiva stabilizzazione della specie che ha raggiunto alcune decine di coppie, considerando la popolazione europea complessiva che non supera, neanche secondo le stime più favorevoli, le 4mila coppie. Come altri aironi, anche questa specie predilige le zone umide, con una spiccata preferenza per gli acquitrini più estesi, dove l'Airone bianco maggiore costruisce il nido al riparo dei fitti canneti, per lo più inaccessibili. I nidi sono di solito posti a diretto contatto con l'acqua, o comunque entro i 4-5 metri d'altezza. Pur essendo la sua popolazione ancora ristretta e localizzata, l'Airone bianco maggiore non rinuncia alle proprie abitudini sociali, con i nidi piuttosto fitti e la densità che all'interno delle colonie raggiunge valori anche piuttosto elevati. In grado di compiere erratismi anche di 15 km per procacciarsi il cibo, la specie presenta una dieta piuttosto varia, che va dai pesci agli anfibi, dai rettili ai piccoli mammiferi, senza dimenticare gli uccelli di dimensioni più modeste. Di più lunga data è la presenza di questo uccello, come nidificante, in vaste aree dell'Europa continentale e nella porzione del continente asiatico a clima più temperato. Altre sottospecie abitano poi le restanti parti dell'Asia, l'Oceania, l'Africa e le Americhe. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA Ordine: Ciconiiformes
Laghi, stagni, lagune, fiumi e altre zone umide sono l'habitat tipico in cui la Nitticora vive e nidifica. Piuttosto indifferente è l'origine antropica dei siti, essendo la specie regolarmente presente anche in risaie e fossati. Come altri aironi, la Nitticora costruisce il nido in colonie condivise con altre specie della stessa famiglia. Raramente sui canneti, più spesso su alberi – salici, pioppi e ontani – di cui tipicamente sono costellate le rive delle paludi o dei nostri fiumi. Pesci, anfibi, vermi, insetti, rettili, piccoli mammiferi. La dieta della Nitticora è particolarmente varia, e non è raro vederla cacciare nell'oscurità, uno "stratagemma" per evitare, forse, la competizione con altre specie. Lento è il volo, per una specie comunque in grado, ogni anno, di lasciare l'Italia per raggiungere i quartieri di svernamento, posti in Afaramente – nelle principali zone umide della nostra Penisola. Specie cosmopolita, risulta presente in quasi tutto il globo fatta eccezione per l'Australia. La sottospecie nominale abita Asia, Africa ed Europa, mentre il continente americano vede la presenza di ulteriori tre diverse sottospecie. Tendenzialmente bicromatico è il piumaggio, con il ventre bruno striato di bianco a cui fanno da contrasto capo, ali e dorso, di un marrone molto scuro. Particolarmente evidente nell'esemplare adulto risulta l'occhio rosso fuoco. Quasi tutti i siti riproduttivi della Nitticora nel nostro Paese sono concentrati nella Pianura Padana, in particolare nell'area piemontese-lombarda a nord del Po e lungo l'intera costa dell'Alto Adriatico, a nord di Ravenna. Meno diffusa nel resto d'Italia, la popolazione è particolarmente localizzata nel sud e nelle isole, utilizzate più spesso quali siti di svernamento. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
Laghi, stagni, lagune, fiumi e altre zone umide sono l'habitat tipico in cui la Nitticora vive e nidifica. Piuttosto indifferente è l'origine antropica dei siti, essendo la specie regolarmente presente anche in risaie e fossati. Come altri aironi, la Nitticora costruisce il nido in colonie condivise con altre specie della stessa famiglia. Raramente sui canneti, più spesso su alberi – salici, pioppi e ontani – di cui tipicamente sono costellate le rive delle paludi o dei nostri fiumi. Pesci, anfibi, vermi, insetti, rettili, piccoli mammiferi. La dieta della Nitticora è particolarmente varia, e non è raro vederla cacciare nell'oscurità, uno "stratagemma" per evitare, forse, la competizione con altre specie. Lento è il volo, per una specie comunque in grado, ogni anno, di lasciare l'Italia per raggiungere i quartieri di svernamento, posti in Afaramente – nelle principali zone umide della nostra Penisola. Specie cosmopolita, risulta presente in quasi tutto il globo fatta eccezione per l'Australia. La sottospecie nominale abita Asia, Africa ed Europa, mentre il continente americano vede la presenza di ulteriori tre diverse sottospecie. Tendenzialmente bicromatico è il piumaggio, con il ventre bruno striato di bianco a cui fanno da contrasto capo, ali e dorso, di un marrone molto scuro. Particolarmente evidente nell'esemplare adulto risulta l'occhio rosso fuoco. Quasi tutti i siti riproduttivi della Nitticora nel nostro Paese sono concentrati nella Pianura Padana, in particolare nell'area piemontese-lombarda a nord del Po e lungo l'intera costa dell'Alto Adriatico, a nord di Ravenna. Meno diffusa nel resto d'Italia, la popolazione è particolarmente localizzata nel sud e nelle isole, utilizzate più spesso quali siti di svernamento. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
rdine: Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae Dal piumaggio bruno dorato, la Sgarza ciuffetto rappresenta una delle specie più eleganti della famiglia degli aironi. Tipico è appunto il ciuffo, piuttosto somigliante a una cresta, che campeggia sul capo dando alla specie un aspetto saggio, quasi si trattasse di lunghi capelli bianchi. Evidente anche il becco, bluastro e nero sulla punta, mentre la coda e il ventre presentano sfumature più chiare, sempre sulle tonalità del bruno-dorato e del rossiccio. Se importante è il ciuffo, anche il piumaggio risulta particolarmente ampio ed abbondante, e vale la pena di ricordare come le penne della Sgarza ciuffetto fossero un tempo oggetto – prima che la legislazione vietasse la caccia alla specie – di un fiorente commercio a scopi ornamentali. La Sgarza ciuffetto è diffusa prevalentemente nell'Europa meridionale. In Italia è nidificante e migratrice, mentre più raramente la nostra penisola viene scelta dalle popolazioni quale area di svernamento. Come altre specie di aironi, la Sgarza ciuffetto è diffusa prevalentemente nel nord Italia, e principalmente lungo il corso del Po e nelle lagune dell'Alto Adriatico. Più localizzata la sua presenza altrove, pur con piccole colonie in Italia centrale, in Puglia e nelle isole. Anfibi e pesci costituiscono la parte principale della dieta della Sgarza ciuffetto. La specie preferisce costruire il nido nelle aree continentali con clima più temperato, mediterraneo o sub-tropicale. La sua dipendenza dalle aree umide è evidente, con una particolare predilezione per delta, estuari e lagune d'acqua dolce, ma anche piccoli stagni, canali, fossi fiancheggiati da densa vegetazione acquatica. Per nutrirsi, la specie frequenta in abbondanza anche le risaie, preferendo in ogni caso quelle aree a vegetazione più densa e acqua più bassa. Anche il nido viene di solito costruito dalla Sgarza ciuffetto ben al riparo dalla vegetazione, tipicamente arbusteti o boschetti densi, tra i 2 e 20 m dal suolo. Dalle abitudini crepuscolari, durante il giorno la Sgarza ciuffetto ama starsene rintanata nel fitto della vegetazione, rendendosi spesso completamente invisibile. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
rdine: Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae Dal piumaggio bruno dorato, la Sgarza ciuffetto rappresenta una delle specie più eleganti della famiglia degli aironi. Tipico è appunto il ciuffo, piuttosto somigliante a una cresta, che campeggia sul capo dando alla specie un aspetto saggio, quasi si trattasse di lunghi capelli bianchi. Evidente anche il becco, bluastro e nero sulla punta, mentre la coda e il ventre presentano sfumature più chiare, sempre sulle tonalità del bruno-dorato e del rossiccio. Se importante è il ciuffo, anche il piumaggio risulta particolarmente ampio ed abbondante, e vale la pena di ricordare come le penne della Sgarza ciuffetto fossero un tempo oggetto – prima che la legislazione vietasse la caccia alla specie – di un fiorente commercio a scopi ornamentali. La Sgarza ciuffetto è diffusa prevalentemente nell'Europa meridionale. In Italia è nidificante e migratrice, mentre più raramente la nostra penisola viene scelta dalle popolazioni quale area di svernamento. Come altre specie di aironi, la Sgarza ciuffetto è diffusa prevalentemente nel nord Italia, e principalmente lungo il corso del Po e nelle lagune dell'Alto Adriatico. Più localizzata la sua presenza altrove, pur con piccole colonie in Italia centrale, in Puglia e nelle isole. Anfibi e pesci costituiscono la parte principale della dieta della Sgarza ciuffetto. La specie preferisce costruire il nido nelle aree continentali con clima più temperato, mediterraneo o sub-tropicale. La sua dipendenza dalle aree umide è evidente, con una particolare predilezione per delta, estuari e lagune d'acqua dolce, ma anche piccoli stagni, canali, fossi fiancheggiati da densa vegetazione acquatica. Per nutrirsi, la specie frequenta in abbondanza anche le risaie, preferendo in ogni caso quelle aree a vegetazione più densa e acqua più bassa. Anche il nido viene di solito costruito dalla Sgarza ciuffetto ben al riparo dalla vegetazione, tipicamente arbusteti o boschetti densi, tra i 2 e 20 m dal suolo. Dalle abitudini crepuscolari, durante il giorno la Sgarza ciuffetto ama starsene rintanata nel fitto della vegetazione, rendendosi spesso completamente invisibile. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA
iù o meno numerose che lasciano intuire la grande dipendenza di questo uccello dalle zone umide, dove costruisce il nido, il più delle volte, nel fitto dei canneti. Per niente tollerante alla presenza dell'uomo, e anche piuttosto territoriale – a differenza degli aironi non costruisce insiemi di nidi, le cosiddette garzaie, ma si tiene a debita distanza dai "compagni" – il Tarabusino è presente in modo sparso anche nelle aree più favorevoli. Grande migratore, sverna nell'Africa subsahariana. Nei nostri cieli il Tarabusino si fa vedere in primavera, a ridosso del periodo riproduttivo. Oltre all'Italia, la sottospecie nominale abita l'intero continente europeo e l'Asia occidentale, mentre altre quattro sott cco arancione è il carattere più evidente di questa specie, che presenta peraltro un piumaggio elegante e variegato. Il capo presenta un ampia macchia nerastra, e tale è anche il dorso, mentre ali, collo e ventre presentano colorazioni argentate tendenti al grigio-bruno e al bianco. Brune ma più chiare, con sfumature rosa, risultano anche le ali. Lungo circa 35 cm, ad ali spiegate il Tarabusino può sfiorare i 60 cm di larghezza. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae Diffuso in quasi tutta Italia, il Tarabusino vanta una presenza più importante nella porzione settentrionale della nostra Penisola, e principalmente lungo il corso del Fiume Po e nel basso corso dei suoi affluenti più importanti. Quindi l'Adige e l'intera area umida costiera compresa tra Cervia e Grado. E ancora l'Arno, il Tevere, le zone umide toscane, sarde, siciliane e pugliesi. Presenze più o meno num
iù o meno numerose che lasciano intuire la grande dipendenza di questo uccello dalle zone umide, dove costruisce il nido, il più delle volte, nel fitto dei canneti. Per niente tollerante alla presenza dell'uomo, e anche piuttosto territoriale – a differenza degli aironi non costruisce insiemi di nidi, le cosiddette garzaie, ma si tiene a debita distanza dai "compagni" – il Tarabusino è presente in modo sparso anche nelle aree più favorevoli. Grande migratore, sverna nell'Africa subsahariana. Nei nostri cieli il Tarabusino si fa vedere in primavera, a ridosso del periodo riproduttivo. Oltre all'Italia, la sottospecie nominale abita l'intero continente europeo e l'Asia occidentale, mentre altre quattro sott cco arancione è il carattere più evidente di questa specie, che presenta peraltro un piumaggio elegante e variegato. Il capo presenta un ampia macchia nerastra, e tale è anche il dorso, mentre ali, collo e ventre presentano colorazioni argentate tendenti al grigio-bruno e al bianco. Brune ma più chiare, con sfumature rosa, risultano anche le ali. Lungo circa 35 cm, ad ali spiegate il Tarabusino può sfiorare i 60 cm di larghezza. LETTURE CONSIGLIATE STAMPA SCHEDA SCARICA LA SCHEDA Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae Diffuso in quasi tutta Italia, il Tarabusino vanta una presenza più importante nella porzione settentrionale della nostra Penisola, e principalmente lungo il corso del Fiume Po e nel basso corso dei suoi affluenti più importanti. Quindi l'Adige e l'intera area umida costiera compresa tra Cervia e Grado. E ancora l'Arno, il Tevere, le zone umide toscane, sarde, siciliane e pugliesi. Presenze più o meno num
Ordine: Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae La porzione meridionale della regione paleartica coincide con buona parte dell'areale di presenza di questa specie, che abita anche l'Africa orientale e meridionale. Altre sottospecie abitano Capo Verde, il Madagascar e il sud-est asiatico, con una popolazione ampiamente distribuita eppure sempre più rara e minacciata sia all'interno che al di là dei confini del vecchio continente. Rispetto ad altre specie della stessa famiglia, l'Airone rosso si distingue anzitutto per il piumaggio. Importante ed elegante è il ciuffo di piume che scende dal becco fino al collo, con una varietà cromatica notevole che va dal bruno al rossiccio, con la parte centrale nerastra, come il capo e la parte superiore del becco. Bruno-nere appaiono invece le parti inferiori, mentre altre importanti penne dorate emergono dal dorso. Più piccolo dell'Airone bianco maggiore, l'Airone rosso non supera di solito i 90 cm in lunghezza, per un'apertura alare comunque in grado di raggiungere il metro e mezzo. Pesci e anfibi costituiscono la parte principale della sua dieta: quale tecnica di caccia, la specie sfrutta solitamente lunghi appostamenti, sulla vegetazione prospiciente gli specchi d'acqua dove, peraltro, nel canneto più fitto, porta a termine il proprio ciclo riproduttivo. Una volta individuata la preda, la cattura abilmente immergendo nell'acqua il collo e infilzandola, all'occorrenza, tramite il becco sottile e aguzzo. In Europa, la distribuzione dell'Airone rosso è prevalentemente concentrata nelle regioni centrali e meridionali. A livello nazionale, la specie nidifica regolarmente in Pianura Padana, dalle Valli di Comacchio alla Laguna di Venezia, dal Mantovano alle principali aree risicole della pianura lombardo-piemontese. In prevalenza è nidificante e migratore, mentre l'Italia viene scelta solo occasionalmente quale quartiere di svernamento.
Ordine: Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae La porzione meridionale della regione paleartica coincide con buona parte dell'areale di presenza di questa specie, che abita anche l'Africa orientale e meridionale. Altre sottospecie abitano Capo Verde, il Madagascar e il sud-est asiatico, con una popolazione ampiamente distribuita eppure sempre più rara e minacciata sia all'interno che al di là dei confini del vecchio continente. Rispetto ad altre specie della stessa famiglia, l'Airone rosso si distingue anzitutto per il piumaggio. Importante ed elegante è il ciuffo di piume che scende dal becco fino al collo, con una varietà cromatica notevole che va dal bruno al rossiccio, con la parte centrale nerastra, come il capo e la parte superiore del becco. Bruno-nere appaiono invece le parti inferiori, mentre altre importanti penne dorate emergono dal dorso. Più piccolo dell'Airone bianco maggiore, l'Airone rosso non supera di solito i 90 cm in lunghezza, per un'apertura alare comunque in grado di raggiungere il metro e mezzo. Pesci e anfibi costituiscono la parte principale della sua dieta: quale tecnica di caccia, la specie sfrutta solitamente lunghi appostamenti, sulla vegetazione prospiciente gli specchi d'acqua dove, peraltro, nel canneto più fitto, porta a termine il proprio ciclo riproduttivo. Una volta individuata la preda, la cattura abilmente immergendo nell'acqua il collo e infilzandola, all'occorrenza, tramite il becco sottile e aguzzo. In Europa, la distribuzione dell'Airone rosso è prevalentemente concentrata nelle regioni centrali e meridionali. A livello nazionale, la specie nidifica regolarmente in Pianura Padana, dalle Valli di Comacchio alla Laguna di Venezia, dal Mantovano alle principali aree risicole della pianura lombardo-piemontese. In prevalenza è nidificante e migratore, mentre l'Italia viene scelta solo occasionalmente quale quartiere di svernamento.
La porzione meridionale della regione paleartica coincide con buona parte dell'areale di presenza di questa specie, che abita anche l'Africa orientale e meridionale. Altre sottospecie abitano Capo Verde, il Madagascar e il sud-est asiatico, con una popolazione ampiamente distribuita eppure sempre più rara e minacciata sia all'interno che al di là dei confini del vecchio continente. Rispetto ad altre specie della stessa famiglia, l'Airone rosso si distingue anzitutto per il piumaggio. Importante ed elegante è il ciuffo di piume che scende dal becco fino al collo, con una varietà cromatica notevole che va dal bruno al rossiccio, con la parte centrale nerastra, come il capo e la parte superiore del becco. Bruno-nere appaiono invece le parti inferiori, mentre altre importanti penne dorate emergono dal dorso. Più piccolo dell'Airone bianco maggiore, l'Airone rosso non supera di solito i 90 cm in lunghezza, per un'apertura alare comunque in grado di raggiungere il metro e mezzo. Pesci e anfibi costituiscono la parte principale della sua dieta: quale tecnica di caccia, la specie sfrutta solitamente lunghi appostamenti, sulla vegetazione prospiciente gli specchi d'acqua dove, peraltro, nel canneto più fitto, porta a termine il proprio ciclo riproduttivo. Una volta individuata la preda, la cattura abilmente immergendo nell'acqua il collo e infilzandola, all'occorrenza, tramite il becco sottile e aguzzo. In Europa, la distribuzione dell'Airone rosso è prevalentemente concentrata nelle regioni centrali e meridionali. A livello nazionale, la specie nidifica regolarmente in Pianura Padana, dalle Valli di Comacchio alla Laguna di Venezia, dal Mantovano alle principali aree risicole della pianura lombardo-piemontese. In prevalenza è nidificante e migratore, mentre l'Italia viene scelta solo occasionalmente quale quartiere di svernamento. LETTURE CONSIGLIATE
La porzione meridionale della regione paleartica coincide con buona parte dell'areale di presenza di questa specie, che abita anche l'Africa orientale e meridionale. Altre sottospecie abitano Capo Verde, il Madagascar e il sud-est asiatico, con una popolazione ampiamente distribuita eppure sempre più rara e minacciata sia all'interno che al di là dei confini del vecchio continente. Rispetto ad altre specie della stessa famiglia, l'Airone rosso si distingue anzitutto per il piumaggio. Importante ed elegante è il ciuffo di piume che scende dal becco fino al collo, con una varietà cromatica notevole che va dal bruno al rossiccio, con la parte centrale nerastra, come il capo e la parte superiore del becco. Bruno-nere appaiono invece le parti inferiori, mentre altre importanti penne dorate emergono dal dorso. Più piccolo dell'Airone bianco maggiore, l'Airone rosso non supera di solito i 90 cm in lunghezza, per un'apertura alare comunque in grado di raggiungere il metro e mezzo. Pesci e anfibi costituiscono la parte principale della sua dieta: quale tecnica di caccia, la specie sfrutta solitamente lunghi appostamenti, sulla vegetazione prospiciente gli specchi d'acqua dove, peraltro, nel canneto più fitto, porta a termine il proprio ciclo riproduttivo. Una volta individuata la preda, la cattura abilmente immergendo nell'acqua il collo e infilzandola, all'occorrenza, tramite il becco sottile e aguzzo. In Europa, la distribuzione dell'Airone rosso è prevalentemente concentrata nelle regioni centrali e meridionali. A livello nazionale, la specie nidifica regolarmente in Pianura Padana, dalle Valli di Comacchio alla Laguna di Venezia, dal Mantovano alle principali aree risicole della pianura lombardo-piemontese. In prevalenza è nidificante e migratore, mentre l'Italia viene scelta solo occasionalmente quale quartiere di svernamento. LETTURE CONSIGLIATE
Ordine: Gruiformes Famiglia: Recurvirostridae Grande migratrice, questa specie si può avvistare sui cieli italiani con l'arrivo della primavera, quando al contingente nidificante si aggiungono gli individui di ritorno dai lontani quartieri di svernamento. Presente in Italia in tutta una serie di aree umide che vanno dall'area litoranea dell'Alto Adriatico fino alle paludi costiere toscane, dai laghi pugliesi al Golfo di Cagliari, fino alla Sicilia, l'Avocetta è una specie particolarmente errante, in particolar modo nella parte meridionale del proprio areale distributivo. Non di rado, specie negli ultimi anni, vasti contingenti decidono di svernare lungo le coste del Mare del Nord, quando gli inverni sono più miti. Altri partono per raggiungere il Mediterraneo, il Mar Caspio, ma anche l'Arabia, l'India e – come sempre – l'Africa subsahariana. Dalla forma aggraziata e slanciata, l'Avocetta misura circa 43 cm in lunghezza, ma è anzitutto il piumaggio a destare l'attenzione dell'osservatore. Elegantissimo e candido, è ulteriormente abbellito da striature nere sulle ali e sul capo, mentre le zampe azzurre – insolitamente palmate a differenza di altri uccelli "costieri" – fanno da contrappunto al lungo becco, leggermente incurvato verso il basso (da cui il nome latino dell'uccello, recurvirostra , ossia "dal becco ricurvo"). Paludi, anche salmastre, saline e lagune sono l'habitat prediletto dalla specie, che costruisce il nido in piccole buche foderate con foglie e altro materiale vegetale. Particolarmente attraente per l'osservatore è anche la "danza" delle avocette. Una pratica curiosa, che vede gruppi anche folti di questa specie disporsi in cerchio, muovendo le zampe e cantando in modo prolungato e insistente. Probabilmente una forma di comunicazione, una sorta di danza amorosa tra coppie che precede la riproduzione, mentre le uova – di solito 4 – vengono covate da entrambi i genitori per almeno 24 giorni.
Ordine: Gruiformes Famiglia: Recurvirostridae Grande migratrice, questa specie si può avvistare sui cieli italiani con l'arrivo della primavera, quando al contingente nidificante si aggiungono gli individui di ritorno dai lontani quartieri di svernamento. Presente in Italia in tutta una serie di aree umide che vanno dall'area litoranea dell'Alto Adriatico fino alle paludi costiere toscane, dai laghi pugliesi al Golfo di Cagliari, fino alla Sicilia, l'Avocetta è una specie particolarmente errante, in particolar modo nella parte meridionale del proprio areale distributivo. Non di rado, specie negli ultimi anni, vasti contingenti decidono di svernare lungo le coste del Mare del Nord, quando gli inverni sono più miti. Altri partono per raggiungere il Mediterraneo, il Mar Caspio, ma anche l'Arabia, l'India e – come sempre – l'Africa subsahariana. Dalla forma aggraziata e slanciata, l'Avocetta misura circa 43 cm in lunghezza, ma è anzitutto il piumaggio a destare l'attenzione dell'osservatore. Elegantissimo e candido, è ulteriormente abbellito da striature nere sulle ali e sul capo, mentre le zampe azzurre – insolitamente palmate a differenza di altri uccelli "costieri" – fanno da contrappunto al lungo becco, leggermente incurvato verso il basso (da cui il nome latino dell'uccello, recurvirostra , ossia "dal becco ricurvo"). Paludi, anche salmastre, saline e lagune sono l'habitat prediletto dalla specie, che costruisce il nido in piccole buche foderate con foglie e altro materiale vegetale. Particolarmente attraente per l'osservatore è anche la "danza" delle avocette. Una pratica curiosa, che vede gruppi anche folti di questa specie disporsi in cerchio, muovendo le zampe e cantando in modo prolungato e insistente. Probabilmente una forma di comunicazione, una sorta di danza amorosa tra coppie che precede la riproduzione, mentre le uova – di solito 4 – vengono covate da entrambi i genitori per almeno 24 giorni.
Ordine: Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae Migratore piuttosto raro, il Tarabuso appartiene alla famiglia degli Ardeidi. Dal peso medio di circa 1,2 kg, può raggiungere un apertura alare superiore al metro. Si distingue per il suo piumaggio screziato, che gli permette di mimetizzarsi tra i canneti, l'ambiente in cui vive e si riproduce. Piuttosto raro in Italia, il Tarabuso può essere definito, senza esagerare, il "signore" delle zone umide, gli ambienti che predilige e nei quali si riproduce. Le aree d'Italia che ospitano le popolazioni più importanti di Tarabuso sono incluse nelle regioni centro-settentrionali, dall'Umbria fino al Friuli-Venezia Giulia. A differenza di quanto accade con altre specie, la popolazione di Tarabuso d'inverno aumenta: al contingente nidificante, infatti, si aggiunge un numero consistente di individui che scelgono il nostro Paese per trascorrere i mesi invernali, e specialmente gruppi provenienti dall'Europa centro settentrionale (Germania e Polonia) e dall'area Baltica (Lettonia, Svezia e Finlandia). Gli studi condotti sul Tarabuso hanno individuato quelli che attualmente sono i principali siti di svernamento. Tra queste, i Laghi di Mantova e Laghi Briantei, in Lombardia, le Lagune di Grado, Marano e Panzano, in Friuli-Venezia Giulia, la parte centro orientale della pianura bolognese, le Valli di Comacchio e del Mezzano, la Bassa Modenese, in Emilia-Romagna. Quindi, più a sud, i Laghi Reatini, la palude di Colfiorito e la Maremma Grossetana. Infine il Biviere di Lentini, nella Piana di Catania, in Sicilia. Le aree di nidificazione coincidono in parte con questi siti, e si trovano principalmente nella Pianura padana (Piemonte, Emilia-Romagna, Alto Adriatico), Toscana e Umbria. Irregolare è la presenza del Tarabuso in Puglia e Friuli-Venezia Giulia, del tutto incerta e da confermare con ulteriori studi la presenza di coppie nidificanti in Sardegna e Lombardia. In grado di tollerare le acque leggermente salmastre, il Tarabuso evita accuratamente le acque "acide" e le aree con troppi alberi ad alto fusto. Il classico stagno di pianura (o comunque a bassa quota, ad eccezione di quello a Colfiorito), con densa copertura vegetale, rappresenta l'habitat ideale per il Tarabuso, che costruisce il proprio nido a debita distanza da nidi di altri esemplari della stessa specie. Mentre la femmina si alimenta nei pressi
Ordine: Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae Migratore piuttosto raro, il Tarabuso appartiene alla famiglia degli Ardeidi. Dal peso medio di circa 1,2 kg, può raggiungere un apertura alare superiore al metro. Si distingue per il suo piumaggio screziato, che gli permette di mimetizzarsi tra i canneti, l'ambiente in cui vive e si riproduce. Piuttosto raro in Italia, il Tarabuso può essere definito, senza esagerare, il "signore" delle zone umide, gli ambienti che predilige e nei quali si riproduce. Le aree d'Italia che ospitano le popolazioni più importanti di Tarabuso sono incluse nelle regioni centro-settentrionali, dall'Umbria fino al Friuli-Venezia Giulia. A differenza di quanto accade con altre specie, la popolazione di Tarabuso d'inverno aumenta: al contingente nidificante, infatti, si aggiunge un numero consistente di individui che scelgono il nostro Paese per trascorrere i mesi invernali, e specialmente gruppi provenienti dall'Europa centro settentrionale (Germania e Polonia) e dall'area Baltica (Lettonia, Svezia e Finlandia). Gli studi condotti sul Tarabuso hanno individuato quelli che attualmente sono i principali siti di svernamento. Tra queste, i Laghi di Mantova e Laghi Briantei, in Lombardia, le Lagune di Grado, Marano e Panzano, in Friuli-Venezia Giulia, la parte centro orientale della pianura bolognese, le Valli di Comacchio e del Mezzano, la Bassa Modenese, in Emilia-Romagna. Quindi, più a sud, i Laghi Reatini, la palude di Colfiorito e la Maremma Grossetana. Infine il Biviere di Lentini, nella Piana di Catania, in Sicilia. Le aree di nidificazione coincidono in parte con questi siti, e si trovano principalmente nella Pianura padana (Piemonte, Emilia-Romagna, Alto Adriatico), Toscana e Umbria. Irregolare è la presenza del Tarabuso in Puglia e Friuli-Venezia Giulia, del tutto incerta e da confermare con ulteriori studi la presenza di coppie nidificanti in Sardegna e Lombardia. In grado di tollerare le acque leggermente salmastre, il Tarabuso evita accuratamente le acque "acide" e le aree con troppi alberi ad alto fusto. Il classico stagno di pianura (o comunque a bassa quota, ad eccezione di quello a Colfiorito), con densa copertura vegetale, rappresenta l'habitat ideale per il Tarabuso, che costruisce il proprio nido a debita distanza da nidi di altri esemplari della stessa specie. Mentre la femmina si alimenta nei pressi
Airone Cenerino (Ardea cinerea) L'airone cenerino (Ardea cinerea LINNAEUS, 1758) è un uccello della famiglia degli Ardeidi. Originario delle regioni temperate del Vecchio Mondo, oltre che dell'Africa, è la specie di airone che si spinge più a nord, tanto che in estate è facile incontrarlo lungo le coste norvegesi, ben oltre il circolo polare artico. Distribuzione e habitat È diffuso nelle zone temperate del Vecchio Mondo, a eccezione delle zone artiche e dei deserti. Vive in Europa, Africa e Asia occidentale (A. c. cinerea), Asia orientale (A. c. firasa) e Madagascar (A. c. jouyi). Predilige le pianure, ma non è raro incontrarlo anche a quote che possono raggiungere i 2000 metri sul livello del mare. In Italia lo si trova in Pianura Padana, soprattutto lungo i fiumi e nelle zone della Lombardia e del Piemonte dove è dominante la risaia. È presente anche nel Veneto, in alcuni specchi d'acqua del bellunese durante il periodo primaverile - estivo (es. Lago di Corlo) e nella zona del Delta del Po, e in Toscana, lungo le sponde dell'Arno, del Serchio, nell'alta valle del Velino e nella Laguna di Orbetello; è abbondante anche lungo il Tevere e i suoi affluenti. La presenza dell'airone cenerino è accertata anche con alcune piccole garzaie lungo il fiume Metauro (PU) ed il fiume Esino (AN), mentre numerose altre segnalazioni provengono da siti sporadici e puntiformi delle aste fluviali marchigiane. Gregario, nidifica in colonie denominate garzaie insieme ad altre specie di Ardeidi. Descrizione Airone di notevoli dimensioni, raggiunge da adulto una statura di 90-98 centimetri e un peso compreso tra 1020 e 2073 grammi. L'apertura alare può facilmente raggiungere 1,70 metri. Il piumaggio è di colore grigio sulla parte superiore e bianco in quella inferiore. Le zampe e il becco sono gialli. L'adulto ha piume nere sul collo e un ciuffo nucale nero molto evidente che si diparte dalla sommità posteriore e superiore dell'occhio. Nei giovani predomina il colore grigio. Non vi sono segni particolari per distinguere le femmine dai maschi; solitamente i maschi sono un po' più grandi. Come tutti gli aironi, vola tenendo il collo ripiegato a S. Biologia e Comportamento riproduttivo Gli aironi i solito nidificano sugli alberi e utilizzano lo stesso nido anno dopo anno. Il nido è un'ampia piattaforma di rami, con pareti rialzate che a volte rendono l'interno piuttosto profondo. In genere il maschio porta i rami alla femmina, che li intreccia prima di foderare l'interno di erba. Gli Aironi nidificano presto e possono deporre le prime uova già a febbraio. Entrambi i genitori si dedicano alla cova a cominxiare dal primo uovo, di conseguenza la schiusa può durare a lungo. Le uova vengono covate per circa 25 giorni. Sia il maschi che la femmina si occupano di curare e nutrire i pulcini. I giovani lasciano il nido per trasferirsi sui rami vicini a circa tre settimane di vita e sono del tutto indipendenti quando hanno 40-50 giorni di età. Si calcola che il 70% di essi non raggiunga i 6 mesi di vita; una volta superata l'età subadulta, però, possono raggiungere i 24 anni di vita. Alimentazione L'airone cenerino si nutre di pesci, rane, girini, bisce d'acqua, invertebrati e, in minor misura, anche di piccoli mammiferi. Voce Un profondo e aspro kraark di solito emesso quando prende il volo. Numerose note sgraziate, come delle eruttazioni, vengono emesse nel periodo delle cove. Stato di conservazione L'airone cenerino è minacciato dall'inquinamento delle acque dovuto agli scarichi fognari abusivi. Il numero di coppie nidificanti in Italia è stimato superiore a 10'000, con un incremento nel complesso esponenziale dal 1980 ad oggi. È una specie protetta ai sensi della legge 157/92. Fonte WIKIPEDIA e GLI UCCELLI DeAGOSTINI
Airone Cenerino (Ardea cinerea) L'airone cenerino (Ardea cinerea LINNAEUS, 1758) è un uccello della famiglia degli Ardeidi. Originario delle regioni temperate del Vecchio Mondo, oltre che dell'Africa, è la specie di airone che si spinge più a nord, tanto che in estate è facile incontrarlo lungo le coste norvegesi, ben oltre il circolo polare artico. Distribuzione e habitat È diffuso nelle zone temperate del Vecchio Mondo, a eccezione delle zone artiche e dei deserti. Vive in Europa, Africa e Asia occidentale (A. c. cinerea), Asia orientale (A. c. firasa) e Madagascar (A. c. jouyi). Predilige le pianure, ma non è raro incontrarlo anche a quote che possono raggiungere i 2000 metri sul livello del mare. In Italia lo si trova in Pianura Padana, soprattutto lungo i fiumi e nelle zone della Lombardia e del Piemonte dove è dominante la risaia. È presente anche nel Veneto, in alcuni specchi d'acqua del bellunese durante il periodo primaverile - estivo (es. Lago di Corlo) e nella zona del Delta del Po, e in Toscana, lungo le sponde dell'Arno, del Serchio, nell'alta valle del Velino e nella Laguna di Orbetello; è abbondante anche lungo il Tevere e i suoi affluenti. La presenza dell'airone cenerino è accertata anche con alcune piccole garzaie lungo il fiume Metauro (PU) ed il fiume Esino (AN), mentre numerose altre segnalazioni provengono da siti sporadici e puntiformi delle aste fluviali marchigiane. Gregario, nidifica in colonie denominate garzaie insieme ad altre specie di Ardeidi. Descrizione Airone di notevoli dimensioni, raggiunge da adulto una statura di 90-98 centimetri e un peso compreso tra 1020 e 2073 grammi. L'apertura alare può facilmente raggiungere 1,70 metri. Il piumaggio è di colore grigio sulla parte superiore e bianco in quella inferiore. Le zampe e il becco sono gialli. L'adulto ha piume nere sul collo e un ciuffo nucale nero molto evidente che si diparte dalla sommità posteriore e superiore dell'occhio. Nei giovani predomina il colore grigio. Non vi sono segni particolari per distinguere le femmine dai maschi; solitamente i maschi sono un po' più grandi. Come tutti gli aironi, vola tenendo il collo ripiegato a S. Biologia e Comportamento riproduttivo Gli aironi i solito nidificano sugli alberi e utilizzano lo stesso nido anno dopo anno. Il nido è un'ampia piattaforma di rami, con pareti rialzate che a volte rendono l'interno piuttosto profondo. In genere il maschio porta i rami alla femmina, che li intreccia prima di foderare l'interno di erba. Gli Aironi nidificano presto e possono deporre le prime uova già a febbraio. Entrambi i genitori si dedicano alla cova a cominxiare dal primo uovo, di conseguenza la schiusa può durare a lungo. Le uova vengono covate per circa 25 giorni. Sia il maschi che la femmina si occupano di curare e nutrire i pulcini. I giovani lasciano il nido per trasferirsi sui rami vicini a circa tre settimane di vita e sono del tutto indipendenti quando hanno 40-50 giorni di età. Si calcola che il 70% di essi non raggiunga i 6 mesi di vita; una volta superata l'età subadulta, però, possono raggiungere i 24 anni di vita. Alimentazione L'airone cenerino si nutre di pesci, rane, girini, bisce d'acqua, invertebrati e, in minor misura, anche di piccoli mammiferi. Voce Un profondo e aspro kraark di solito emesso quando prende il volo. Numerose note sgraziate, come delle eruttazioni, vengono emesse nel periodo delle cove. Stato di conservazione L'airone cenerino è minacciato dall'inquinamento delle acque dovuto agli scarichi fognari abusivi. Il numero di coppie nidificanti in Italia è stimato superiore a 10'000, con un incremento nel complesso esponenziale dal 1980 ad oggi. È una specie protetta ai sensi della legge 157/92. Fonte WIKIPEDIA e GLI UCCELLI DeAGOSTINI