Si riferisce a grandi linee al regno della regina Vittoria d'Inghilterra (1837-1901) e a qualsiasi cosa con le qualità tipiche di quel periodo. Ad esempio, le qualità di ristrettezza mentale compiaciuta, il materialismo borghese, la fede nel progresso sociale, e la moralità saccente sono spesso considerate vittoriane. Questo stereotipo è contraddetto da drammatici sviluppi intellettuali come le teorie di Charles Darwin, Karl Marx e Sigmund Freud (che agitavano forti dibattiti in Inghilterra) e gli atteggiamenti critici di scrittori vittoriani seri come Charles Dickens e George Eliot. Nella letteratura, il periodo vittoriano è stato la grande epoca del romanzo inglese, e l'ultima parte del periodo ha visto l'ascesa di movimenti come la decadenza (o decadentismo) e il simbolismo. Opere di letteratura vittoriana comprendono la poesia di Robert Browning e Alfred, Lord Tennyson, la critica di Matthew Arnold e John Ruskin, e i romanzi di Emily Bronte, William Makepeace Thackeray e Thomas Hardy. (Vedi anche Estetismo, decadenti, e Simbolismo.)