La tassa del 2,3 per cento sulle vendite di dispositivi medici in virtù dell'Obamacare, proiettata per generare 29 miliardi di dollari in un periodo di dieci anni e consentire l'espansione la copertura assicurativa, si applica a dispositivi come apparecchiature a raggi, stent valvola, protesi dell'anca, pacemakers e defibrillatori, ma esclude i prodotti venduti senza prescrizione direttamente ai consumatori quali apparecchi acustici, lenti a contatto e occhiali da vista.

L'imposta ha sollevato un'opposizione significativa da parte dei produttori di dispositivi medici, come se la misura potesse costituire un freno all'innovazione e costare migliaia di posti di lavoro ben rimunerati. L'onero della tassa per le aziende di tecnologia medica avrebbe per esito di ridurre le risorse finanziarie che altrimenti potrebbero essere utilizzate per R&D, studi clinici e investimenti nel settore manifatturiero.

Tuttavia, l'amministrazione ha bloccato i tentativi del Congresso diretti ad abrogare il dispositivo fiscale facendo avvalere che non si tratta che d'una delle tante misure grazie alle quali le industrie che traggono profitto dall'allargamento della copertura necessaria contribueranno a compensare il costo di tale espansione.